La Commissione UE vorrebbe vietare le pratiche commerciali sleali nella filiera alimentare

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La Commissione intende combattere le pratiche commerciali sleali più dannose per dare maggiore certezza agli agricoltori e alle piccole e medie imprese e fare in modo che abbiano meno necessità di gestire rischi su cui possono esercitare un controllo minimo o nullo.

Giovedì la Commissione ha proposto di vietare le pratiche commerciali sleali più dannose nella filiera alimentare per garantire un trattamento più equo alle piccole e medie imprese agroalimentari. La proposta include anche disposizioni volte ad assicurare l’effettivo rispetto delle norme: le autorità nazionali possono imporre sanzioni in caso di violazioni.

I piccoli operatori della filiera alimentare, compresi gli agricoltori, sono vulnerabili di fronte alle pratiche commerciali sleali applicate dai partner nella filiera. Spesso non dispongono di potere contrattuale né di alternative per far arrivare i loro prodotti ai consumatori.

Jyrki Katainen, vicepresidente e commissario responsabile per l’occupazione, la crescita, gli investimenti e la competitività, ha dichiarato: «Nella filiera alimentare vi sono squilibri nel potere contrattuale. Con questa proposta la Commissione intende combattere con fermezza le pratiche commerciali sleali, che compromettono la vitalità economica degli operatori. Stabilendo standard minimi e rafforzando l’attuazione delle norme, la proposta dovrebbe consentire agli operatori di competere su un piano di parità, contribuendo così all’efficienza complessiva della filiera. Si tratta di una chiara affermazione della volontà di rendere più eque le pratiche commerciali».

Phil Hogan, commissario per l’agricoltura e lo sviluppo rurale, ha dichiarato: «Qualsiasi catena è forte solo quanto il suo anello più debole: per essere equa una filiera alimentare deve essere efficiente ed efficace. La proposta presentata oggi intende essenzialmente garantire l’equità, dando voce a coloro che non he hanno, a coloro che senza averne colpa si trovano a subire una posizione negoziale più debole. L’iniziativa odierna volta a vietare le pratiche commerciali sleali mira a rafforzare la posizione dei produttori e delle PMI nella filiera alimentare. L’iniziativa intende inoltre garantire una solida ed efficace applicazione delle norme. Intendiamo eliminare il «fattore paura» dalla filiera alimentare grazie a una procedura di denuncia riservata».

Le pratiche commerciali sleali da vietare sono: i pagamenti tardivi per i prodotti alimentari deperibili, la cancellazione degli ordini all’ultimo minuto, le modifiche unilaterali o retroattive ai contratti e l’obbligo imposto al fornitore di pagare per gli sprechi. Altre pratiche saranno autorizzate solo se soggette a un accordo iniziale tra le parti chiaro e privo di ambiguità: l’acquirente restituisce a un fornitore i prodotti alimentari invenduti; l’acquirente impone al fornitore un pagamento per garantire o mantenere un accordo di fornitura relativo a prodotti alimentari; il fornitore è tenuto a sostenere i costi legati alla promozione o al marketing dei prodotti alimentari venduti dall’acquirente.

La proposta della Commissione impone agli Stati membri di designare un’autorità pubblica responsabile di garantire l’applicazione delle nuove norme. In caso di accertata violazione, l’organo responsabile sarà competente per imporre una sanzione proporzionata e dissuasiva. Tale autorità avrà la facoltà di avviare indagini di propria iniziativa o a seguito di una denuncia. In tal caso, le parti che presentano la denuncia sono autorizzate a richiedere la riservatezza e l’anonimato al fine di proteggere la loro posizione nei confronti del partner commerciale. La Commissione istituirà un meccanismo di coordinamento fra le autorità incaricate di garantire l’applicazione delle norme per consentire lo scambio di migliori prassi.

Le misure proposte integrano quelle esistenti negli Stati membri e il codice di condotta volontario della Supply Chain Initiative. Gli Stati membri possono adottare le ulteriori misure ritenute utili.

La proposta della Commissione sarà trasmessa, unitamente a una valutazione d’impatto, ai due colegislatori: il Parlamento europeo e il Consiglio.

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