Dairy summit. La filiera alla prova della sostenibilità

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Durante la terza edizione dell’appuntamento di riferimento per la filiera lattiero-casearia il ministro Patuanelli ha annunciato l’istituzione di tavolo permanente di confronto presso il MiPaaf

 

 

Lo sviluppo della filiera lattiero-casearia va di pari passo con il rispetto per l’ambiente, i lavoratori, gli animali e la soddisfazione di consumatori sempre più consapevoli ed esigenti. È quanto emerso dal Dairy Summit, giunto alla terza edizione e organizzato dal Gruppo Tecniche Nuove a Verona sia in presenza che con il collegamento da remoto di oltre 500 telespettatori in streaming su piattaforma dedicata. In questo appuntamento di riferimento per la filiera del latte sono stati esaminati mercato e consumi: dall’allevamento alla trasformazione fino alla distribuzione. Il tema portante è stata la sostenibilità, ambientale ed economica ma anche e soprattutto sociale ed etica. L’evento ha visto la partecipazione del mondo politico, della produzione, della trasformazione, dell’industria e del retail.

Introducendo i lavori l’amministratore unico del Gruppo Tecniche Nuove, Ivo Nardella, ha detto che alla base del Dairy Summit c’è un progetto di filiera (dal foraggio al formaggio) molto importante, al quale collaborano i migliori esperti in tema di tutela dei lavoratori, territorio, benessere animale, prezzi, tracciabilità, qualità della materia prima e del prodotto finito.

Valorizzare l’iperproduzione

Nei prossimi cinque anni aumenterà la produzione di latte, dice lo studio Ismea “Scenari di produzione del latte bovino in Italia” presentato dal responsabile della Direzione Servizi per lo sviluppo rurale Fabio del Bravo. “Lombardia, Emilia, Veneto, Piemonte sono le regioni che trainano il trend positivo della produzione, ma anche molte regioni del Sud stanno recuperando posizioni. Le proiezioni indicano una crescita ulteriore della produzione italiana di latte di circa il 15% entro il 2025 per poi stabilizzarsi”. Iperproduzione che preoccupa i trasformatori, come Granarolo.

«Non saremo in grado – ha ammonito Gianpiero Calzolari, presidente di Granarolo – di assorbire questa eventuale quota di iperproduzione. La sostenibilità può essere la chiave per valorizzare gli esempi virtuosi di cui è ricca la filiera del latte italiana, ma non a queste condizioni». Per questo per Calzolari la soluzione potrebbe essere una Ocm latte nel contesto del Psn.

Giovanni Guarneri, coordinatore del settore lattiero-caseario Alleanza delle Cooperative che ha commissionato lo studio a Ismea, commenta che in Italia “occorre migliorare l’approccio di sistema e l’aggregazione delle aziende alla filiera per poter trasformare meglio e di più. Dal punto di vista ambientale (gestione dei reflui, biogas), invece, importanti sono la riciclabilità dei materiali e la creazione di valore, non solo il compost”. Tutti passi che poi vanno comunicati al meglio ai consumatori, e qui Guarnieri ha citato campagne (come la recente Think Milk) che testimoniano l’impegno della filiera per la sostenibilità.

Il Green Deal della filiera

Paolo De Castro, europarlamentare, coordinatore del Gruppo S&D della Commissione Agricoltura e sviluppo rurale del Parlamento Europeo, ha detto che l’Italia è il paese che riesce a valorizzare meglio la trasformazione del latte nella produzione di formaggi di qualità. Qualità che è riconosciuta da tutti i paesi europei e dalla comunità internazionale. “In Europa tra due settimane si voterà la riforma della PAC, che prevede risorse importanti per l’Italia da spendere secondo piani strategici nazionali. Sta a noi costruire piani strategici ad hoc, affinché la transizione ecologica non lasci indietro nessuno e metta al centro il benessere degli animali e il rispetto per i lavoratori (norme sulla sicurezza, equo pagamento per tutti gli attori della filiera, per esempio). Auspico tanta responsabilità”.

Nell’annunciare che il piano strategico nazionale dovrebbe essere pronto entro fine anno, Simona Caselli, capo degli affari europei Legacoop Agroalimentare, ha affermato che l’Italia è un po’ in ritardo. “Ma possiamo recuperare facendo aggregazione. La nuova normativa sul benessere animale sarà approvata nel 2023, e tutti gli esponenti della filiera dovrebbero collaborare con la loro partecipazione attiva, portando dati o lavori scientifici”.

In tema di sostenibilità “Il dibattito in corso – ha testimoniato Gianni Gilioli dell’Università di Brescia – mette in imbarazzo il mondo della ricerca: le accuse di insostenibilità climatica si basano su indicatori incompleti che non tengono conto dell’apporto degli allevamenti nella crescita dei carbon sink del suolo. Le emissioni di metano non si limitano sacrificando allevamenti ed animali, ma migliorando in maniera sostenibile la fase di alimentazione”.

L’intervento del ministro

Stefano Patuanelli, ministro delle Politiche agricole, agroalimentari e forestali, ha concordato sul fatto che la zootecnica non debba essere criminalizzata. “Il nuovo piano strategico nazionale sulla PAC ha la possibilità di difendere tutta la filiera. Le fake news sul comparto zootecnico danneggiano a cascata l’immagine di tutto un settore che è tra gli asset più importanti per il Paese. Settore che sta percorrendo una strada di sostenibilità che ha visto grandi investimenti e capacità di innovare. Le valutazioni d’impatto che abbiamo fatto ci permetteranno di attuare un piano che coinvolgerà le aziende in modo profondo: progetti agrosolari per le stalle, impianti fotovoltaici a terra con colture sottostanti, meccanizzazione per la sostituzione del parco macchine. Tutto il pacchetto 4.0 va già in questa direzione. Oggi (10 novembre 2021), per esempio, firmerò un decreto ministeriale che stabilisce un tavolo permanente con il compito di analizzare i problemi di filiera e proporre le misure più adeguate”. Questo si aggiunge al tanto atteso accordo sul prezzo del latte siglato il 9 novembre.

Imparare a fare i conti con i consumatori

«Le azioni di filiera sono efficaci solo se tengono in giusta considerazione l’opinione dei consumatori». È l’avvertimento di Marco Cuppini, direttore del Centro Studi e Comunicazione di GS1 Italy. Cuppini ha messo in evidenza, nello studio: «Salute in tavola: come il consumatore-cittadino vive la trasformazione della filiera» come i consumatori siano già stimolati da una pletora di loghi e simboli presenti sulle confezioni di latte, tra metodi di produzione, impegni di sostenibilità, indicazioni di origine e di riciclabilità degli involucri. Ogni ulteriore azione di valorizzazione richiederebbe quindi un adeguato supporto di promozione, marketing, ma soprattutto story telling per rilanciare l’immagine del latte italiano, offuscata da campagne denigratorie che fanno leva sulle ansie salutistiche dei consumatori.

Prendendo spunto da queste considerazioni Carlo Alberto Buttarelli, direttore Ufficio Studi e Relazioni di Filiera di Federdistribuzione ha concluso il Dairy Summit con un campanello di allarme: «Condivido gli sforzi di coesione di filiera del tavolo latte, consapevole dell’impegno di produttori e trasformatori nel sopportare aumenti di costi di produzione a due cifre innescati dalla crisi logistica di fine pandemia mi chiedo però se la strategia giusta sia quella di trasferire tali costi più a valle: siamo sicuri che i consumatori siano disponibili ad affrontare un aumento del prezzo del latte in questo periodo?»

 

Il video della terza edizione e gli interventi dei relatori saranno presto disponibili sul sito https://www.dairysummit.it/

L’evento è stato sostenuto da: