Pecorini: export record a valore

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Ismea ha appena reso pubblico il report “Tendenze – Latte e derivati ovicaprini n.1/2023” del novembre 2023. Eccone alcuni stralci.

Il contesto europeo

La produzione UE di latte di pecora è cresciuta del 4,4% nel corso del 2022, superando i 2,2 milioni di tonnellate. La Grecia, primo produttore di latte ovino nell’UE, detiene una quota pari a circa 1/3 del totale comunitario. Al secondo posto si colloca la Spagna e a seguire l’Italia.

Ma è per caratteristiche merceologiche sia per posizionamento di prezzo la Spagna a rappresentare il nostro principale competitor sui mercati esteri.

Infatti, nel 2022, la Spagna ha conquistato il primato della produzione di formaggi pecorini, storicamente detenuto dall’Italia, grazie a una maggiore disponibilità di materia prima (+19,5% di latte ovino in più rispetto al 2021).

La produzione nazionale: struttura e valore

Pur rappresentando poco più dell’1% del valore della produzione agricola nazionale, il settore continua ad assumere un ruolo economicamente rilevante nelle aree maggiormente vocate. In particolare, circa il 60% del valore complessivo del settore latte è generato nelle Isole e in sole tre regioni – Sardegna, Toscana e Lazio – si realizza ben il 78% della produzione.

Nel 2022 l’allevamento ovicaprino ha generato un valore di circa 814 milioni di euro a prezzi correnti, di cui 630 milioni derivanti dal segmento latte (circa +10% rispetto all’anno precedente grazie agli elevati prezzi alla stalla).

Nel 2022 la produzione di latte ovicaprino è rimasta sostanzialmente stabile rispetto all’anno precedente, con 450mila tonnellate di latte di pecora e 42mila tonnellate di latte di capra, senza tuttavia recuperare i livelli del 2018-19 principalmente a causa di costi di produzione ancora assestati su livelli elevati e condizioni climatiche che non hanno favorito il pascolo.

Il mercato

Nel 2022 la produzione di latte ovicaprino è rimasta sostanzialmente stabile rispetto all’anno precedente, con 450mila tonnellate di latte di pecora e 42mila tonnellate di latte di capra.

La disponibilità di materia prima ha condizionato l’attività di trasformazione casearia, inducendone una certa stagnazione produttiva, più evidente per i pecorini. In particolare, nell’annata casearia 2021/2022 che va da ottobre a luglio, la produzione di Pecorino Romano DOP si era ridotta del 5% attestandosi a 32,6 mila tonnellate. Nella successiva campagna, conclusasi a luglio 2023, gli elevati prezzi all’ingrosso hanno spinto i caseifici a indirizzare la materia prima disponibile verso la produzione di Romano, oltrepassando il livello record di 36,6 mila tonnellate (il più alto degli ultimi dieci anni), +12,4% rispetto all’annata precedente.

Le esportazioni

L’export costituisce una variabile rilevante visto che assorbe circa il 70% del Pecorino (per gli altri formaggi DOP tale percentuale si aggira intorno al 40-45%). Nel 2022 il comparto ha realizzato un fatturato record di 247 milioni di euro (+17,8% rispetto al 2021). Tuttavia, gli elevati livelli di prezzo da un lato e la minore disponibilità dall’altro hanno frenato i volumi in uscita (-6,9% rispetto al 2021) verso tutte le principali destinazioni.

L’elevato livello dei prezzi ha continuato a spingere il fatturato realizzato all’estero dal pecorino anche nel 2023, con un aumento del 20,3% nei primi otto mesi, seppure a fronte di volumi in ulteriore contrazione (-3,3%) soprattutto a causa del cedimento della domanda statunitense (-4,7% nel periodo gennaio-agosto 2023). A controbilanciare, si segnalano la crescita a due cifre del mercato tedesco e la ripresa di quello britannico.

Prospettive

Il settore sembra proiettato verso una situazione di stabilità, dopo quello che è stato definito dagli stessi operatori un vero e proprio “momento d’oro”. Importanti risultati sono stati raggiunti grazie ai numerosi progetti promossi sui maggiori mercati mondiali, dall’America all’Asia. Altri risultati sono attesi dalle recenti scelte di diversificazione del prodotto sostenute dal Consorzio del Pecorino Romano per incrementare il consumo del formaggio in purezza (e non solo come ingrediente), riducendo i quantitativi di sale e introducendo tipologie in grado di soddisfare differenti gusti, come il prodotto di montagna o stagionature più elevate.

In una prospettiva di lungo periodo, in cui il sostegno della PAC post 2027 potrebbe sempre piuĚ€ essere indirizzato verso produzioni sostenibili, l’allevamento ovicaprino potrebbe diventare un settore fondamentale di una strategia nazionale – e soprattutto regionale – indirizzata alla tutela del paesaggio e delle produzioni tipiche, del presidio del territorio e del benessere animale, e finalizzata anche a scongiurare il rischio di ulteriore abbandono dell’attivitaĚ€ pastorizia con conseguente ricaduta negativa sull’attivitaĚ€ di caseificazione e relativo indotto occupazionale.