Fake Parmigiano Reggiano in esposizione fieristica

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Anche all’edizione 2023 di Anuga, fiera del food & beverage, il Consorzio del Parmigiano Reggiano ha denunciato del falso Parmigiano Reggiano.

In questo caso specifico il prodotto – un formaggio grattugiato americano recante il termine Parmesan – è stato esibito su un pannello pubblicitario.

Inizialmente il Consorzio ha chiesto e ottenuto l’intervento delle Autorità tedesche, preposte ai controlli ufficiali, che hanno richiesto all’azienda americana di oscurare il termine “PARMESAN” presente nel totem pubblicitario. Misura che non è stata ottemperata. Per questo il consorzio ha presentato un ricorso cautelare inaudita altera parte avanti al Tribunale di Colonia. In tempi molto rapidi il tribunale ha emesso un provvedimento di inibitoria, con il divieto per l’operatore di pubblicizzare in Germania formaggio con la denominazione “PARMESAN” secondo l’immagine contestata, ordinandogli di consegnare a un ufficiale giudiziario tutti i prodotti e i materiali in suo possesso in violazione dell’inibitoria.

L’ufficiale giudiziario ha eseguito il provvedimento provvedendo a far oscurare completamente il termine ‘PARMESAN’ nell’immagine del formaggio sul totem.

Secondo una sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione europea, il termine “Parmesan” non è generico, ma rappresenta un’evocazione della denominazione “Parmigiano Reggiano” e non può essere utilizzato per formaggi non conformi al disciplinare della DOP italiana.

Il consorzio auspica regole comuni tra gli enti fieristici

“La tempestività dell’intervento delle autorità tedesche a seguito della nostra denuncia – sottolinea il presidente del consorzio, Nicola Bertinelli – si lega al fatto che, dopo anni di contenziosi, abbiamo ottenuto dall’Unione Europea una legislazione che non lascia dubbi in materia di tutela, prevedendo, tra l’altro, anche l’obbligo di tutela delle DOP ex officio in tutti gli Stati membri della UE, con una responsabilità diretta degli stessi in materia di vigilanza. Il provvedimento del Tribunale di Colonia, poi, come già avvenuto in passato con altre decisioni, è in linea con i principi stabiliti dalla Corte di giustizia”.

 

“In Europa – prosegue Bertinelli – il nostro sistema di repressione ha quei livelli di efficacia che ancora non sono possibili in tutto il mondo e ai quali l’Unione Europea sta cercando di porre rimedio nel contesto degli accordi di libero scambio con i paesi terzi. Fuori dall’Unione, si registra infatti ancora un utilizzo ingannevole di richiami alla nostra denominazione, con evidenti ripercussioni negative sui consumatori locali e sulle nostre possibili esportazioni. Questo ulteriore caso di attacco nel territorio europeo dimostra che è giunto il momento di un salto di qualità del sistema fieristico comunitario. Servono regole comuni tra gli enti fieristici per assicurare che le nostre fiere siano ‘fake free’ evitando così inutili e costosi interventi dei consorzi e dei tribunali”.