Guerra USA-Cina: al dairy statunitense non resta che piangere

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Il contesto

Lo scorso luglio gli Stati Uniti hanno imposto dazi per 250 miliardi $ sulle importazioni cinesi. Il Paese asiatico ha così deciso misure ritorsive per $110 miliardi su alcuni merci statunitensi, incluso latte e derivati. Nello specifico, latte, panna, yogurt, siero, burro e formaggi americani sono stati assoggettati a dazi del 25%, mentre quelli su lattosio e infant formula si sono fermati al 10%.

Venerdì scorso, gli Stati Uniti hanno deciso per un ulteriore inasprimento delle misure che gravano sulle importazioni della Cina che, a sua volta, ha prontamente diffuso una lista delle nuove ritorsioni, in vigore dal 1° giugno. Cumulando gli attuali dazi cinesi con quelli precedenti, si arriverebbe a percentuali del 37% per il gelato, del 30% per le infant formula e del 35% per la caseina.

Le preoccupazioni dei produttori lattieri USA

Le fosche prospettive hanno indotto il settore lattiero statunitense a esternare le proprie preoccupazioni. Le tariffe, infatti, danneggerebbero ulteriormente la quota di mercato che gli esportatori statunitensi sono riusciti a conquistare con parecchia fatica in più di un decennio. Inoltre, sono in molti a ritenere che sarà difficile, se non impossibile, riconquistare tale quota di mercato se si consolideranno i rapporti commerciali tra i buyer cinesi e i nuovi fornitori lattieri di altri Paesi.

Nel 2018 la Cina è stato il terzo mercato di sbocco del dairy a stelle e strisce, con un fatturato di 500 milioni $ rispetto agli esigui 154 milioni $ del 2007. Dall’entrata in vigore della prima tornata di dazi avvenuta lo scorso luglio, le vendite di siero americano verso la Cina sono precipitate (-43%). Il primo trimestre del 2019 ha invece registrato il tracollo del valore delle esportazioni di formaggi statunitensi verso la Cina (-43%), senza contare l’emorragia della seconda metà del 2018 (-42%).

Piove sempre sul bagnato

In aggiunta ai dazi di ritorsione, la peste suina africana sta decimando la mandria cinese di maiali, la più grande al mondo, e ciò ovviamente si riflette in maniera negativa sulle vendite (anche statunitensi) di siero, permeato e lattosio per l’alimentazione animale. Se le stime saranno confermate (contrazione delle mandrie cinesi di maiali del 25-​​35%), si preannunciano tempi davvero magri per i produttori di formaggio e siero.