Ismea: in sofferenza l’export lattiero nazionale

579

 

ll progressivo calo della domanda estera legato alle chiusure del food service e il generalizzato clima di sfiducia internazionale hanno cronicizzato la sofferenza dell’export italiano nei primi due mesi del 2021, evidenziando un -8,4%% in volume e -9,3% in valore nel confronto con i primi due mesi dell’anno precedente, con un lieve ma preoccupante calo sul fronte dei prezzi medi in uscita (-1,0%).

La dinamica negativa ha riguardato tutti i prodotti storicamente più esportati: Grana Padano e Parmigiano Reggiano (-16,7% in volume e -14,1% in valore), Gorgonzola (-10,7% in volume e -8,8% in valore), mozzarella (-4,6% in volume e -5,5% in valore) e formaggi grattugiati (-5,7% in volume e -6,5% in valore). Le perdite hanno interessato i principali mercati di sbocco comunitari (-6,1% in volume e -7,5% in valore). Ma fuori dai confini UE la contrazione è stata netta, soprattutto per Regno Unito e Stati Uniti (rispettivamente -35% e -21% in volume; -30% e -23% a valore).

Si contrae l’import caseario

In calo anche le importazioni di formaggi (-5,5% in volume e -10,3% in valore), in considerazione sia del protrarsi delle chiusure del canale Horeca e, in generale, di un ripiegamento della domanda domestica. La tendenza negativa ha riguardato tutte le principali categorie di prodotto, in particolare i freschi (-3,4% in volume e -11,2% in valore) e i semiduri (-14% in volume e -17% in valore). In controtendenza solo le importazioni di burro (+9,6% in volume).

Rallentano gli acquisti dairy delle famiglie italiane

Sulla scia di quanto verificatosi per l’intero comparto alimentare a seguito del diffondersi dell’emergenza Covid, nel corso del 2020 la spesa degli italiani è risultata in netto rialzo anche per i prodotti lattiero-caseari (+8,2% rispetto al 2019). Nonostante il prolungarsi anche nel 2021 di alcuni fenomeni sempre legati alla pandemia, come lo smartworking, la chiusura di bar e ristoranti e l’attività didattica a distanza, la pulsione all’acquisto delle famiglie si è allentata e la spesa per latte e derivati ha perso il -3,8% rispetto ai primi quattro mesi dello scorso anno in cui si era verificato il primo lockdown.

In dettaglio, le flessioni più rilevanti si registrano per il latte Uht (-8,5% in valore) che era stato un po’ il prodotto emblema della corsa all’accaparramento di alimenti a lunga scadenza nel corso del 2020. In forte calo anche la spesa per il burro (-19,7%), che nel 2020 era stato particolarmente favorito dalla tendenza alla preparazione di dolci casalinghi. Arretra anche la spesa per i formaggi (-2,2%), interessando tutti i vari segmenti merceologici, con la sola eccezione dei freschi principalmente rappresentati dalla mozzarella.

In lieve calo anche la spesa per lo yogurt (-0,7%), ma la categoria è in continua evoluzione e sta trovando una nuova spinta nei prodotti proteici e di elevata qualità nutrizionale. Mentre il prodotto intero e quello magro risultano in flessione, le categorie dello yogurt colato tipo greco o islandese presentano crescite interessanti, complici anche le nuove funzioni d’uso e l’utilizzo nelle diete e da parte degli sportivi, come sostituto del pasto o come ingrediente di torte e altre preparazioni.

L’industria lattiera è fiduciosa

Nel primo trimestre 2021, anche come conseguenza degli effetti di calendario che includono le festività pasquali, gli ordinativi per le imprese lattiero-casearie sono leggermente aumentati, ma i ritardi nelle riaperture del canale Horeca e il rallentamento delle vendite all’estero a causa del perdurare dell’emergenza Covid hanno contribuito ad aumentare il livello degli stock di magazzino.

Nel complesso la fiducia degli operatori della fase della trasformazione, lievemente positiva come indicato dall’Indice Ismea per l’industria lattiero-casearia, risulta proiettata soprattutto verso i prossimi mesi, quando con l’auspicato ritorno alla “normalità” e soprattutto con la ripresa dei flussi turistici dovrebbe realizzarsi un nuovo slancio della domanda.

 

Fonte. Tendenze Ismea – lattiero-caseario, n. 1/2021