Lo stato dell’arte degli integratori con probiotici

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Fotolia_264895_XLIl gruppo “Integratori Italia” di AIPA (Associazione italiana industrie prodotti alimentari) ha presentato la prima edizione della review scientifica sull’integrazione alimentare, uno stato dell’arte delle evidenze scientifiche più significative e sulle frontiere più promettenti dell’alimentazione e della salute redatto da otto tra i maggiori esperti italiani, dopo oltre un anno di lavoro. Numerosi e ampi i temi trattati: ruolo degli integratori alimentari nei moderni stili di vita; integratori a base di vitamine e minerali, estratti vegetali e probiotici; integratori per la salute e la bellezza della donna; integratori e loro ruolo per la salute cardiovascolare e per contrastare il declino cognitivo; qualità e sicurezza.
La missione di Integratori Italia di AIIPA è di «contribuire alla crescita della conoscenza, del corretto utilizzo e della qualità dell’integratore alimentare, per favorire scelte sempre più consapevoli del consumatore e lo sviluppo di questo settore in Italia” – come affermato dal suo presidente Alessandro Colombo. – Siamo orgogliosi di aver contribuito a realizzare quest’opera, che certamente non esaurisce un tema così ampio ma che costituisce un passo avanti per fare il punto e contribuire alla conoscenza scientifica sul ruolo degli integratori alimentari nei moderni stili di vita».

Il rapporto tra italiani e integratori
Una recente ricerca di GfK Eurisko per Integratori Italia sul tema “Il mondo degli integratori alimentari” ha evidenziato non solo che sette italiani su dieci hanno usato un integratore alimentare, ma anche l’elevato livello d’interesse dei consumatori ad avere informazioni sugli integratori: oltre quattro persone su dieci desiderano ricevere consigli e notizie, in particolar modo sui benefici per l’organismo, sui rischi e le controindicazioni, sul corretto utilizzo e sui diversi principi attivi. Su questo fronte, giocano un ruolo fondamentale il medico di medicina generale – che è, infatti, secondo il 53% degli intervistati interessati a ricevere informazioni sugli integratori, la prima fonte informativa – seguito dai medici specialisti e dal farmacista (citati dal 49% della popolazione); segue in termini d’importanza il web con il 40% di risposte.

Gli integratori probiotici

Lo sviluppo di questo tema è stato affidato al prof. Lorenzo Morelli, preside Facoltà di Scienze Agrarie, Alimentari e Ambientali, Università Cattolica del Sacro Cuore, sede di Piacenza. Eccone una sintesi.

Oggi si può considerare condivisa dalla comunità scientifica internazionale la definizione di probiotici come microrganismi vivi e vitali al momento dell’uso, la cui efficacia è legata al consumo di una “adeguata quantità” e il cui uso deve portare un beneficio per la salute o il benessere (FAO/OMS, 2001).

Da circa 20 anni la ricerca ritiene quello dei probiotici un settore in cui investire risorse per l’avanzamento delle conoscenze relativamente al rapporto fra salute e batteri, identificando questi ultimi non più nei soli agenti patogeni bensì come potenziali mezzi per il mantenimento di un buono stato di salute; accanto a questa linee di ricerca sta pure crescendo un interesse per l’uso dei batteri come veri e propri farmaci.

Per quanto riguarda la possibilità di comunicare al consumatore europeo le proprietà benefiche dei probiotici, il reg. 1924/2006 aveva suscitato molte speranze, stante la grande attività di ricerca svolta in Europa, lo sviluppo e la messa in commercio di molti prodotti, alimenti e integratori, a base di probiotici. Sorprendentemente però, di oltre 200 domande fino a oggi presentate per l’ottenimento di claims per prodotti contenenti probiotici, nessuna è riuscita a superare il vaglio di EFSA. Circa il 75% delle valutazioni negative motiva il rigetto con non sufficiente o non corretta caratterizzazione dei microrganismi usati.

L’unica Opinion di EFSA positiva per le colture batteriche benefiche è quella relativa all’azione idrolitica sul lattosio delle colture batteriche usate per produrre lo yogurt, recepita e tradotta nel claim: “Live cultures in yoghurt or fermented milk improve lactose digestion of the product in individuals who have difficulty digesting”.

Risulta paradossale che, a fronte dell’imponente quantità di ricerca e di sviluppo svolta prevalentemente in Europa, l’unico claim ammesso sia quello relativo a una proprietà benefica nota fin dagli anni ’50 del secolo scorso. Attualmente lo stato della ricerca, per quanto riguarda alcuni dei claims ammissibili per i probiotici, alla luce delle nuove linee guida EFSA, è focalizzato su:

“Claims sul discomfort gastro-intestinale”

Questo tipo di indicazioni sulla salute è d’interesse in quanto vi sono, secondo EFSA, due popolazioni target che possono essere utilizzate:

  1. adulti: le persone affette da Sindrome da Colon Irritabile (IBS -Irritable Bowel Syndrome)
  2. età pediatrica: neonati con coliche gassose.

La riduzione dei dolori addominali nelle forme diarroiche di IBS è uno dei sintomi che più traggono giovamento dal trattamento con i probiotici in età pediatrica, mentre le forme caratterizzate dalla stipsi sembrano non beneficiare dall’uso di questi prodotti.

“Claims sulle difese immunitarie contro gli agenti patogeni”

Le linee di ricerca che, secondo EFSA, possono servire a supportare la richiesta di un claim relativo alla difesa contro agenti patogeni sono indirizzate su infezioni, vaccinazione e attività antibatterica nell’uomo.

In questi ambiti, i probiotici si sono rivelati utili nella riduzione delle infezioni delle vie respiratore superiori e nell’incidenza delle infezioni da Clostridium difficile (CDAD).

“Claims relativi al benefico cambiamento nella risposta agli allergeni”

L’indicazione di una azione benefica dei probiotici esiste ma la sua trasformazione in una chiara e netta indicazione d’uso deve ricevere un più forte supporto scientifico, meglio finalizzato alle richieste degli enti regolatori. In conclusione, si delinea una profonda divisione fra le convinzioni del mondo accademico e della ricerca e gli esiti della valutazione ai fini regolatori. Dall’altra parte le autorità regolatorie applicano una elevata dose di prudenza nel valutare l’uso di indicazioni sulla salute da parte degli alimenti; poiché contrariamente al farmaco, l’alimento è di libero accesso al consumatore, senza nessun controllo medico.

Inoltre il settore degli alimenti basa la valutazione della sicurezza principalmente sulla “lunga storia d’uso sicuro” e le innovazioni hanno sempre avuto vita difficile. Vi è la necessità di una nuova fase della ricerca applicata al settore degli alimenti che aspirino a utilizzare indicazioni sulla salute.

Gli effetti sul mantenimento del benessere individuale a lungo termine e, più ancora, le possibili azioni di tipo quasi farmacologico in molteplici settori, promettono di aprire scenari di notevole impatto sulla salute, a costi tra l’altro notevolmente contenuti.

In conclusione, le principali evidenze su cui c’è maggiore consenso scientifico, alla luce attuale delle conoscenze sono:

  • influenzare la composizione del microbiota, mediante la somministrazione di batteri probiotici, può contribuire in modo significativo alla salute e al benessere dell’ospite;
  • lo studio dei possibili effetti favorevoli di miscele di ceppi deve essere specifico, e non limitarsi a “sommare” le evidenze relative agli effetti dei vari ceppi miscelati;
  • dai dati sperimentali va estrapolata anche la quantità di batteri vivi da somministrare, ed eventualmente gli effetti della matrice in cui essi vengono somministrati; tale somministrazione deve essere prolungata, in alcuni casi per tempi indefiniti;
  • nei soggetti sani, alcuni probiotici contribuiscono in modo significativo alla regolarizzazione dell’alvo e alla riduzione del discomfort intestinale;
  • alcuni probiotici possono antagonizzare i patogeni intestinali con un’azione di antagonismo diretto (vale a dire: produzione di citochine, defensine e così via), o per esclusione competitiva;
  • alcuni probiotici contribuiscono alla prevenzione della diarrea infettiva nei bambini;
  • alcuni probiotici sono associati a un globale miglioramento dei disordini funzionali intestinali (gonfiore, fastidio addominale, ecc.) tipici della sindrome dell’intestino irritabile;
  • alcuni probiotici, probabilmente grazie alla stimolazione di vie dell’immunità aspecifica, sembrano in grado di ridurre la durata e/o la gravità di patologie virali stagionali;
  • segnalazioni preliminari, anche se non del tutto univoche, suggeriscono che specifici ceppi di probiotici possano ridurre l’incidenza, o alcuni aspetti dermatologici, delle patologie allergiche nel bambino;
  • gli alimenti contenenti probiotici hanno dimostrato la loro sicurezza sia nella popolazione sana sia in soggetti affetti da alcune patologie.