Studio PEF del Provolone Valpadana

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In collaborazione con la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, da aprile 2020 il Consorzio tutela Provolone Valpadana sta conducendo lo studio PEF (impronta ambientale di prodotto) del Provolone Valpadana DOP. Per il progetto di ricerca, un campione rappresentativo delle aziende associate ha fornito i dati necessari, partendo dall’azienda agricola, passando per il caseificio, per arrivare alla fase finale di stagionatura, confezionamento e successivo inserimento sul mercato.

Gli esiti del progetto

Dallo studio, realizzato grazie al contributo del ministero dell’Ambiente, risulta che la fase del ciclo di vita più impattante sia la produzione del latte. Per questo motivo, future azioni per la riduzione degli impatti ambientali nel ciclo di vita del prodotto si concentreranno proprio su tale fase. Secondariamente, inoltre, pure i caseifici dovranno prestare attenzione ai consumi energetici e, soprattutto a misurare gli impatti di ogni singola fase di produzione, al fine di massimizzare l’efficacia di intervento.

Chiesta l’approvazione delle RCP

Lo studio, accompagnato da una relazione tecnica, ha consentito al Consorzio di predisporre la bozza di Regole di Categoria di Prodotto (RCP) che sono state sottoposte a consultazione pubblica sul sito del ministero della Transizione Ecologica, dal 03/04/2021 al 03/05/2021. In seguito a tale consultazione, il Consorzio ha provveduto a redigere la versione finale di RCP, attualmente in fase di approvazione finale da parte dello stesso ministero.

Una volta approvate le RCP, ogni singolo produttore di Provolone Valpadana DOP avrà l’opportunità di ottenere il marchio “Made Green in Italy”, sottoponendo il proprio processo aziendale, condotto nel rispetto delle suddette RCP, a una verifica da parte di enti terzi accreditati per la certificazione, secondo quanto prevede il regolamento dello schema “Made Green in Italy”.

Alcuni commenti

“Le aziende hanno accolto con grande interesse la proposta avanzata dal Consorzio, coscienti del fatto che l’adesione allo schema “Made green in Italy” rappresenterà la possibilità di comunicare i traguardi ambientali che ciascuna azienda si pone come obiettivo di miglioramento al consumatore finale” – ha dichiarato Libero Giovanni Stradiottti, presidente del Consorzio Tutela Provolone Valpadana. – “Made green in italy” è la prima certificazione di natura pubblica basata sulla metodologia europea PEF, attuata inserendo ulteriori requisiti di sostenibilità e più ambiziosi requisiti di qualità ambientale nazionali, in grado di distinguere la produzione italiana, così ben rappresentata dal Provolone Valpadana DOP.”

“In un mondo che si muove sempre più velocemente, – afferma il direttore, Vittorio E. Pisani – il Consorzio intende proporre azioni che siano in linea con le aspettative del consumatore, generando, nel limite del possibile, nuovo valore per le aziende associate. Il concetto di valore, inteso come rapporto qualità/prezzo percepito è indubbiamente un aspetto prioritario nella scelta operata dal consumatore ed è quindi necessario accrescere la considerazione del Provolone Valpadana, in particolare quando il prodotto deve confrontarsi con le tendenze. Il progetto Made Green in Italy ha mostrato come i temi della sostenibilità e dell’economia circolare possano rappresentare una opportunità, anche in stretta relazione tra Consorzi che interagiscono all’interno della medesima area di produzione. Sarà quindi necessario che il complesso delle norme che regolano le Indicazioni Geografiche vengano riviste ed aggiornate tenendo conto di come la politica europea, attraverso l’adozione della strategia “Farm to fork”, parte importante dell’European Green Deal, intenda trasformare il sistema alimentare e le filiere che ad esso si riferiscono.”

Il contesto

Lo schema “Made Green in Italy” adotta la metodologia PEF (raccomandazione 2013/179/UE del 9 aprile 2013 della Commissione Europea) per la determinazione dell’impronta ambientale dei prodotti.

L’attuazione dello schema prevede due fasi:

–       prima fase: elaborazione delle Regole di categoria di prodotto (RCP);

–       seconda fase: adesione allo schema “Made Green in Italy” da parte dell’azienda produttrice per il rilascio del logo;

Lo studio di valutazione dell’impronta ambientale contiene, nello specifico, il calcolo dei valori degli indicatori ambientali relativi alle tre principali categorie di impatto individuate dalle relative RCP e del valore ottenuto per aggregazione dei tre principali indicatori di impatto attraverso normalizzazione e pesatura.

Tale valore viene confrontato con il valore del benchmark definito all’interno delle stesse RCP.

Il regolamento prevede una classificazione dei prodotti in tre classi di prestazione:

-classe A, prodotti eccellenti che hanno una prestazione migliore rispetto al prodotto medio (benchmark);

-classe B, prodotti con prestazioni uguali al benchmark;

-classe C, prodotti con prestazioni peggiori rispetto al benchmark.

I prodotti che possono ottenere il logo “Made Green in Italy” sono quelli che presentano prestazioni ambientali pari o superiori al benchmark di riferimento (prodotti di classe A e di classe B). I prodotti di classe C non possono ottenere l’uso del logo. I prodotti di classe B possono ottenere l’uso del logo ma devono prevedere un piano di miglioramento da implementare nell’arco dei tre anni di validità della concessione d’uso.