Il 17 novembre 2014 a Canberra è stata siglata una dichiarazione di intenti e il testo concordato è ora oggetto delle ultime verifiche giuridiche in attesa della firma ufficiale prevista nel 2015. Il ministro australiano del Commercio e degli Investimenti, Andrew Robb (in foto) non ha nascosto la propria soddisfazione per la conclusione di un accordo (ChAFTA) in discussione dal 2005 e che dovrebbe procurare miliardi all’economia, creare posti di lavoro e innalzare gli standard di vita degli australiani. Secondo una nota del ministero, “le imprese australiane avranno accesso senza precedenti alla seconda più grande economia del mondo. Ne trarrà vantaggio anche la competizione in settori chiave come l’agricoltura, le materie prime e l’energia, le esportazioni manifatturiere, i servizi e investimenti. Nell’ottica degli accordi commerciali già conclusi con la Corea e il Giappone, il ChAFTA completa la triade di accordi sottoscritti con i tre maggiori mercati di esportazione dell’Australia, che assorbono più del 61% delle esportazioni australiane. Dalla sua entrata in vigore, più dell’85% delle esportazioni di beni australiani sarà esente da dazi, percentuale che salirà al 93% in quattro anni e al 95% a regime”. Quanto al settore lattiero-caseario, la nota sottolinea che “le barriere tariffarie abolite sono pari a $ 13 miliardi”. L’accordo prevede un sistema automatico per un’ulteriore liberalizzazione ed espansione dell’accesso al mercato nel corso del tempo, incluso una clausola di revisione entro tre anni. Circa gli investimenti, il governo cinese stima di allocare 1,25 trilioni di US$ nei prossimi 10 anni. Il governo australiano, inoltre, vaglierà le proposte di investimento da parte di investitori cinesi privati in terreni agricoli per un del valore di $ 15 milioni e nell’agroalimentare per 53 milioni dollari australiani. Previsto nel ChAFTA anche uno strumento per la risoluzione delle controversie (ISDS) per consentire agli australiani di investire in Cina con maggiore fiducia. Al fine di massimizzare i benefici del libero scambio per le imprese, l’Australia e la Cina hanno anche emendato gli accordi fiscali bilaterali per evitare la doppia tassazione.