Consumi 2020: le stime aggiornate di Ismea

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Secondo le stime del terzo Rapporto Ismea sulla domanda e l’offerta dei prodotti alimentari nell’emergenza Covid-19, le prospettive dei consumi extra domestici per tutto il 2020 sono tutt’altro che incoraggianti: si può stimare prudenzialmente per il canale Horeca un calo pari 40%, di circa 34 miliardi di euro a valore. D’altro canto, parte di questi consumi sono compensati dalla crescita delle vendite al dettaglio, che lascerebbero prevedere, per il 2020, un aumento dei consumi domestici del 6% circa rispetto al 2019. Date queste ipotesi, l’impatto complessivo sul totale della spesa agroalimentare domestica ed extradomestica per il 2020 consisterebbe in una riduzione attorno al 10%, pari a un valore di circa 24 miliardi di euro (la spesa delle famiglie, nel 2019, ha sfiorato gli 86 miliardi di euro).

I dati di maggio

Le vendite al dettaglio si mantengono sostenute anche nella prima metà del mese di maggio. Nella settimana dall’11 al 17 maggio, ossia quella in cui i decreti hanno permesso le prime riaperture e un minor contenimento degli spostamenti, l’incremento della spesa per gli alimenti confezionati su base annua segna ancora una crescita del +11% come media nazionale. Torna vigorosa la voglia di risparmio, così gli italiani tornano ai discount + 18% e anche gli ipermercati fanno segnare un +3%.

Critica la situazione del mercato lattiero-caseario nazionale

Dai formaggi…

Continua il ribasso delle quotazioni dei formaggi extraduri a denominazione, sia per la maggiore produzione del primo quadrimestre 2020 (+5,1% per il Reggiano e +4,8% per il Padano rispetto a gennaio-aprile dello scorso anno) sia le scorte accumulate a seguito dell’azzeramento delle vendite nel canale horeca nei mesi di marzo e aprile. Infatti, nel mese di maggio è aumentata la variazione negativa dei prezzi rispetto allo scorso anno (-29% Parmigiano Reggiano 12 mesi e -20% per Grana Padano 4-12 mesi) e si è più che dimezzata la forbice tra i due extraduri Dop (attualmente pari a 1,58 euro/kg).
Le ripercussioni sul prezzo del latte alla stalla sono state proporzionali: in Lombardia per le consegne effettuate nel mese di maggio, gli allevatori percepiranno circa 35 euro/100 litri, ovvero 7 euro in meno rispetto a un anno fa (-17% su base annua). Accanto alle misure emergenziali di sostegno previste dalla Commissione UE per l’ammasso dei formaggi, la chiave di volta del mercato nei prossimi mesi sarà rappresentata dalla tenuta delle vendite sui mercati esteri. A inizio 2020 le esportazioni di formaggi italiani avevano registrato un rialzo dell’11% in volume e +12% in valore rispetto al bimestre gennaio-febbraio 2019, ma i risultati finali potrebbero essere fortemente compromessi dalle difficoltà logistiche, dal protrarsi della chiusura della ristorazione all’estero, cui è prevalentemente indirizzato il made in italy agroalimentare, e dalla gravità della crisi economica che andrà a impattare soprattutto sui prodotti a elevato valore aggiunto, come i formaggi.

… al latte

Dolenti le note anche per il latte fresco, i cui consumi sono significativamente calati, in parte a causa dello spostamento delle preferenze delle famiglie verso l’UHT (che segna un +7% (era a +23%)) – che difficilmente saranno recuperate – in parte per la chiusura di alberghi e bar.

In ripresa i freschi

La riapertura, seppure ridimensionata, del canale horeca ha determinato un lieve miglioramento sul fronte degli altri prodotti freschi (mozzarella, ricotta, ecc.) e delle materie grasse (burro e panna) e il leggero incremento delle richieste di materia prima ha influito positivamente sul prezzo del latte spot. Nell’ultima settimana di maggio le sue quotazioni hanno raggiunto la media di 34 euro/100 kg, +18% rispetto a inizio mese, quando era stato toccato il minimo dall’esordio della pandemia. A favorire questo andamento sono state soprattutto le dinamiche osservate a livello internazionale, dove si intravede qualche segnale positivo.

Stagnante il Pecorino Romano

Pur registrando un differenziale positivo rispetto al mese di maggio dello scorso anno (+11%), da diverse settimane i prezzi del Pecorino Romano quotano 7,80 euro/kg.

La crisi Covid-19 ha determinato, infatti, un rallentamento delle esportazioni, intensificando le difficoltà che si erano presentate già nel mese di febbraio (-14% in volume rispetto a febbraio 2019). Sul mercato interno, inoltre, la chiusura del canale horeca ha indotto i caseifici a dirottare molto più latte verso i formaggi stagionati: così, a fine aprile, l’incremento della produzione di Romano è stato di circa il 24% rispetto al dato cumulato della precedente campagna. Per riequilibrare il mercato, riducendo l’eccesso di offerta, sono state stanziate risorse per l’acquisto di pecorino da distribuire agli indigenti, sia a livello nazionale con il cosiddetto “Decreto emergenze” sia a livello regionale anche con riferimento ai formaggi a bassa stagionatura prodotti in Sardegna. A tali risorse, si aggiunge il sostegno UE all’ammasso privato dei formaggi secondo il reg. delegato n. 2020/591.