Cosa c’è nel latte?

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Pesticidi organoclorurati e PCB

I pesticidi organoclorurati sono composti organici clorurati aventi attività insetticida, dotati di potente azione prevalente sul sistema nervoso degli entomi (gli insetti – in milioni di specie – rappresentano numericamente circa 5/6 del regno animale della Terra). Tra i comuni insetticidi organoclorurati si annoverano: il DDT, l’Esaclorbenzene, l’Aldrina, la Endrina, la Dieldrina, l’Eptacloro ecc. Questi prodotti costituiscono un insieme di pesticidi a elevato impatto ambientale per le loro potenziali contaminazioni, essendo altamente tossici e persistenti. Rilevabili mediante idonee tecniche cromatografiche, mediante un’estrazione selettiva in fase solida tramite etere di petrolio saturato con acetonitrile, seguita da purificazione dell’estratto con gascromatografia e rilevatore a cattura di elettroni.

Per approfondimenti vedasi la pubblicazione di Ghidini et al.: http://www. unipr.it/arpa/facvet/annali/2002/ghidini1.pdf. Riguardo alle potenziali presenze di tracce di policlorobifenili (PCB), va osservato che per tali prodotti è vietata la produzione, la vendita e l’uso. La loro eventuale presenza nelle acque potrebbe residuare da operazioni di manutenzione o smantellamento di macchinari, ove potrebbero esser stati impiegati come additivi per gli oli. Queste sostanze presentano comportamenti analitici analoghi ai pesticidi clorurati, pertanto sono rilevabili con le stesse metodiche.

Pesticidi piretroidi

Gli insetticidi e acaricidi analoghi sintetici delle piretrene (naturalmente presenti nei fiori di Tanacetum cinerariifolium) agiscono similarmente ai prodotti naturali offrendo il vantaggio della foto stabilità; garantiscono, pertanto, un’attività superiore e sono maggiormente persistenti. Il primo piretroide sintetizzato è il fenvalerate ed è arrivato sul mercato nel 1978. In questa classe oggi sono classificati ben 42 principi attivi. Nei tempi recenti le ricerche dei piretroidi hanno dato risultati positivi nel latte ovino in seguito ai focolai di “blue tongue”.

Diossine

Dal punto di vista chimico le diossine rientrano nella classe di composti organici eterociclici e hanno una base composta da un anello con quattro atomi di carbonio e due di ossigeno. La maggior parte delle diossine è un contaminante organico persistenti e si forma nella fase iniziale della combustione dei rifiuti, quando si genera HCl gassoso. In merito vedi box e: www.arpa.veneto.it/prevenzione- e-salute/ambiente-e…e…/latte…/file.

Metalli pesanti

La sicurezza alimentare degli alimenti in generale e del latte in particolare non può dimenticarsi dei rischi chimici correlati ai processi di produzione industriale. Per questo gli alimenti sono ottimi “indicatori” dei livelli di contaminazione ambientale. Metalli pesanti come: arsenico ( As), cadmio (Cd), cromo (Cr), ferro (Fe), mercurio (Hg) e piombo (Pb), sono potenzialmente rintracciabili nel latte, come effetto d’inquinamento delle aree destinate alla zootecnia. Per approfondimenti vedi: http://www. iss.it/binary/inte/cont/05%20-%20MARANGHI% 20Francesca%20-%20TASSINARI%20 Roberta.1183459624.pdf.

Fertilizzanti

Nella tipologia degli allevamenti di latte bovino in Italia, la potenziale presenza di tracce di fertilizzanti nel latte è altamente improbabile, mentre può essere un rischio negli allevamenti estensivi con gli animali al pascolo, laddove non si rispettano le buone pratiche di agricoltura nei riguardi della concimazione delle aree adibiti al pascolo.

Conclusione

Certamente le potenzialità negative sono numerose, l’attenzione, la dedizione e, la professionalità della maggior parte degli addetti alla produzione e alla trasformazione del latte autorizzano sicuramente a definire il latte e i suoi derivati, alimenti sicuri e raccomandabili.

[box bg=”#cccccc” color=”#000000′ title=”Il latte della terra dei fuochi”] La Direzione Generale per l’Igiene e la sicurezza degli alimenti e la nutrizione, del Dipartimento della sanità pubblica veterinaria, della sicurezza alimentare e degli organi collegiali per la tutela della salute, del ministero della Salute ha messo in rete il resoconto delle attività di monitoraggio delle diossine in Campania (dettagli in calce). Nell’esteso documento si ricorda che il problema della contamina da diossine è emerso per la prima volta in Campania nel 2001. In una seconda fase sono state registrate delle emergenze legate alle matrici alimentari, in particolare al latte e suoi derivati. In proposito il Piano Nazionale Residui (PNR) ha monitorato in varie fasi numerosi campioni di latte.

Per valutare il problema tra l’aprile 2002 e il settembre 2004 sono stati analizzati 595 campioni di latte (di cui 162, pari al 27%, hanno superato il livello massimo di 3 pg WHO-TEQ/g grasso) e 434 campioni di alimenti zootecnici (di cui 267, pari al 61,5%, hanno superato i livelli massimi pari a 0,75ng WHO-TEQ/kg). Nel biennio 2007-2008, durante i controlli previsti dalla Legge Regionale 3/2005, circa il 20% dei campioni (in dettaglio: 4 campioni di latte e 22 di mozzarelle) è risultato non conforme per diossine. Il sistema di tracciabilità in essere ha permesso di risalire rapidamente agli 83 allevamenti bufalini correlati a tali non conformità.

Durante i controlli del Piano Regionale Integrato (2011-2014) è stato riscontrato che la concentrazione della maggior parte delle non conformità si colloca nella zona del basso casertano e in particolare nell’area compresa tra la sponda sinistra del Volturno e la sponda destra dei Regi Lagni (hinterland napoletano). Le maggiori contaminazioni sarebbero imputabili all’incenerimento selvaggio e incontrollato di rifiuti plastici abbandonati, in quella area tristemente nota come Terra dei fuochi. Per approfondimenti, http://www.quotidianosanita.it/allegati/create_pdf.php?all=719490.pdf
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1 commento

  1. Filtrando il latte in un colino, spesso e volentieri trovo un residuo non indifferente di grassi raggrumato e punti neri abbastanza grossi. Di cosa si tratta? Sono pericolosi per la salute?
    Attendo cordialmente una risposta ringraziando in anticipo.
    Gian Luigi Candida

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