Crisi del latte ovino: anche l’AGCM ci mette una pietra sopra

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Il Bollettino n. 26 del 1° luglio dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato contiene il provvedimento n. 27805 inerente l’istruttoria AL21 – prezzi del latte in Sardegna. Riportiamo una parte delle conclusioni.
“Sulla scorta delle violente proteste dei pastori sui prezzi di cessione del latte ovino in Sardegna e della pubblicazione, l’11 febbraio 2019, dei costi medi mensili di produzione elaborati da ISMEA, l’istruttoria AL21 è stata avviata, il 14 febbraio 2019, nei confronti del Consorzio di tutela (del pecorino romano) e dei trentatré trasformatori ad esso aderenti, onde verificare l’eventuale violazione della normativa posta a tutela della parte debole dei contratti di fornitura – i.e. gli allevatori – nel contraddittorio con tutti gli operatori della filiera agroalimentare interessata. Ai fini della valutazione del caso, occorre, tuttavia, tener conto degli eventi che si sono verificati successivamente alla comunicazione di avvio del procedimento, e, in particolare, dell’intesa sui prezzi di cessione del latte crudo raggiunta presso la prefettura di Sassari nel marzo del 2019, che ha posto fine alla vertenza tra trasformatori e allevatori in Sardegna. Occorre evidenziare in proposito che, rispetto alle condotte contestate in sede di avvio e al periodo temporale oggetto di accertamento, i trasformatori sardi Parti del procedimento, dopo complesse trattative portate avanti al cd. Tavolo Sardegna, hanno aderito alle iniziative poste in essere a livello governativo da parte del ministero degli Interni e del MiPaaft, giungendo a riconoscere agli allevatori conferenti, a partire da febbraio 2019, un prezzo di acquisto del latte ovino che si pone al di sopra della soglia del costo medio di produzione indicato da ISMEA. L’Autorità ritiene che, in questo specifico caso, la valenza degli accordi sui prezzi raggiunti presso la Prefettura di Sassari debba essere valutata nel contesto giuridico e fattuale di riferimento, alla luce della crisi del settore lattiero-caseario sardo e delle caratteristiche peculiari del mercato del pecorino romano DOP, tenendo conto della natura eccezionale e transitoria degli impegni assunti dai trasformatori “su imposizione della pubblica autorità” per far fronte ad una situazione emergenziale determinata dalla violenza delle proteste dei pastori dei primi mesi del 2019, scaturite in “episodi criminali o comunque ai limiti della legalità”. Tale circostanza risulta quindi risolvere i profili oggetto di attenzione ai sensi dell’art. 62 del D.L. 1/2012. 52. In virtù di quanto sopra, l’Autorità ritiene, alla luce dei principi di economicità, efficacia ed efficienza dell’azione amministrativa, che siano venuti meno i presupposti da cui muovevano le contestazioni formulate in avvio in relazione alla presunta realizzazione da parte del Consorzio per la tutela del formaggio pecorino romano DOP e dei trentatré trasformatori ad esso aderenti di pratiche commerciali sleali in danno dei propri conferenti di latte ovino. Ritenuto pertanto che, alla luce degli elementi di fatto e di diritto illustrati, non sussistano le condizioni per contestare alle Parti del procedimento di aver posto in essere pratiche commerciali sleali in violazione degli articoli 62, comma 2, lettera a), del D.L. 1/2012 e 4, comma 2, lettera c), del Regolamento di attuazione, in combinato disposto con l’art. 2, comma 2, del D.L. 51/2015; delibera che, in base alle informazioni disponibili, sono venuti meno i motivi di intervento (omissis), in relazione alla presunta violazione dell’art. 62, comma 2, lettera a), del D.L. 1/2012 e dell’art. 4, comma 2, lettera c), del Regolamento di attuazione, in combinato disposto con l’art. 2, comma 2, del D.L. 51/2015”.