Dairy Summit: più coesione, più forza

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Si sono spente le luci sulla prima edizione del Dairy Summit del 18 settembre ma l’unicità dell’evento non si è ancora sopita. Unicità che risiede nel coraggio di far sedere attorno al medesimo tavolo tutti i portatori di interesse e i vertici istituzionali per promuovere il confronto all’interno di una filiera portante nell’economia nonostante radicate divisioni.

Questi, infatti, alcuni suoi numeri: 15 miliardi di euro di valore; export prossimo ai 3 miliardi; il primato comunitario di prodotti caseari di qualità con 54 formaggi DOP/IGP/STG.

Ecco perché la prima edizione del Dairy Summit (www.dairysummit.it), gli stati generali del settore lattiero-caseario organizzati dal gruppo Tecniche Nuove a Milano, ha ottenuto l’attenzione del ministro delle Politiche agricole, alimentati e forestali Teresa Bellanova.

Concordare obiettivi e azioni operative

Pur non avendo partecipato a pochi giorni dalla sua nomina il ministro ha voluto inviare un suo messaggio: “Anticipo già fin d’ora l’intenzione di convocare a breve la filiera lattiero-casearia al ministero per un momento di condivisione di obiettivi e azioni operative. Penso alla necessità di rafforzare i rapporti tra allevatori e trasformatori, anche attraverso lo strumento degli accordi e dei contratti di filiera. Al lavoro da fare sulla catena del valore, tramite il contrasto alle pratiche sleali con l’attuazione della direttiva europea che ha visto come protagonista fondamentale Paolo De Castro. All’opportunità annunciata dal commissario Hogan di un sistema europeo di trasparenza sui prezzi. Al tema rilevante della tracciabilità e dell’etichettatura d’origine che ha visto il settore lattiero italiano avanguardia nella trasparenza. Più informazioni si danno al consumatore, più si rende forte il rapporto con il produttore e su questa strada dobbiamo fare passi in avanti a livello europeo. Usando l’etichetta per avvicinare i consumatori, fornire loro elementi utili e non distorti, come nel caso delle etichette a semaforo. Bisogna affrontare il calo dei consumi con un lavoro di sistema. Investire sull’innovazione, sulla ricerca, sul benessere animale, sulla sostenibilità delle produzioni. E comunicarlo di più e meglio. Chi mi conosce sa del mio personale impegno contro le fake news e credo che anche nel settore del latte ci sia bisogno di chiarezza. Momenti come quello odierno aiutano anche in questa direzione”.

Prove di dialogo

I lavori del Dairy Summit sono stati inaugurati dall’editore Ivo Nardella che nel suo intervento ha citato uno dei motti dell’architetto Ernesto Nathan Rogers (1909-1969), autore fra l’altro del progetto della Torre Velasca di Milano: “Dal cucchiaio alla città”. In altre parole, è compito dell’architetto tenere conto della vita quotidiana dei cittadini, il cucchiaio, prima di progettare le infrastrutture e i servizi della stessa città. Così deve valere anche per il settore lattiero-caseario, ha continuato l’editore: ogni membro della filiera deve guardare anche alle esigenze degli altri portatori di interesse, consumatori inclusi, prima di progettare la propria produzione, con un approccio inclusivo. «Devono guardare oltre il formaggio. Tener conto del fatto che devono soddisfare le richieste del consumatore, sempre più attento all’origine, al benessere animale, alla qualità, al territorio. Attraverso momenti come quello di oggi la nostra casa editrice cerca di promuovere la consapevolezza di filiera».

Assolatte, Assalzoo, Federalimentare, Federdistribuzione, ma anche ricercatori e dirigenti delle più importanti realtà della produzione e della trasformazione, cooperative agroalimentari e consorzi di tutela, oltre a manager della Gdo e rappresentanti di Coldiretti, Confagricoltura e Cia Agricoltori italiani si sono succeduti sul palco per informare e stimolare i circa 300 operatori presenti. Molti gli interventi, le opinioni e i distinguo ma alcuni punti chiave comuni sono comunque emersi. In primis, la necessità di comunicare meglio la filiera lattiero-casearia, anche in ottica di contrastare le fake news. Solo facendo conoscere in modo completo la qualità del prodotto caseario (dal punto di vista organolettico, nutrizionale ed etico), quest’ultimo potrà ottenere la giusta valorizzazione e il giusto riconoscimento da parte del consumatore. Ma una migliore collaborazione e comunicazione è necessaria anche tra tutti gli stakeholder della filiera, soprattutto in momenti, come questi, in cui essa deve affrontare diversi attacchi e criticità. Con il rigore di informazioni tratte dalla letteratura scientifica più solida, con la sostenibilità, la trasparenza e soprattutto con la coesione della filiera è possibile vincere le sfide e rilanciare prodotti, come il latte e derivati, che accompagnano la vita dell’uomo sin dalla sua nascita.

Oltre ai temi della comunicazione, percepito come critico anche dal ministro, e del benessere animale non meno importanti sono state durante l’incontro le richieste avanzate dagli operatori alla politica nazionale e comunitaria: sul primo fronte disinnescare il pericolo dell’aumento dell’Iva, ridurre la burocrazia, essere più coesi ed efficaci nella promozione all’estero; sul fronte europeo promuovere accordi bilaterali che meglio tutelino le indicazioni geografiche, rimuove gli ostacoli al commercio e migliorare la PAC, evitando i pesanti tagli prospettati.

Tra i diversi relatori che si sono succeduti sul palco, Raffaele Boriello (Ismea) ha evidenziato come l’export della filiera lattiero-casearia lo scorso anno si aumentato a valore (3.138 mln€, in rialzo del 2,9% sul 2017) ma abbia perso terreno a volume (983mila ton, -3,7% anno su anno). Le indagini di mercato di SGMARKETING hanno invece mostrato come stia cambiando il consumo e gli approcci soprattutto delle nuove generazioni nei confronti di latte e derivati, palesando la confusione che talvolta i consumatori provano di fronte allo scaffale e leggendo le etichette. Curioso per esempio notare come i millennials siano attratti da prodotti che riportano sulle confezioni il claim “senza lattosio” ma si disaffezionino ai formaggi stagionati, che di lattosio ne contengono tenori molto bassi. Molti quindi gli spunti di riflessione per gli operatori della filiera per cercare di contrastare il continuo e acclarato calo dei consumi che, secondo le insegne della distribuzione intervistate da SGMARKETING, dovrebbe interessare in ambito caseario soprattutto i formaggi semiduri ed erborinati nel periodo 2018-2021.

Per coloro che vogliono consultare le presentazioni e vedere i video e le videointerviste girati durante i lavori rimandiamo al sito www.dairysummit.it.

Conclusioni

Insomma, l’auspicato approccio di sistema deve prevedere investimenti su innovazione, ricerca, benessere animale, sostenibilità delle produzioni. E un nuovo modo di comunicare. Una serie di impegni che i giornalisti del Gruppo Tecniche Nuove riuniranno in una Carta del Latte da sottoporre alla filiera e che, come ha scritto nel suo messaggio, il ministro Bellanova «attende di ricevere con interesse».