Il Commissario FDA Scott Gottlieb ha spiegato che l’agenzia americana si appresta a rivedere e modernizzare gli standard di identità dei prodotti lattiero-caseari. «Le etichette alimentari, incluso la denominazione di un prodotto, informano i consumatori su ciò che stanno acquistando e gli standard di identità permettono di garantire che gli alimenti abbiano le caratteristiche attese dai consumatori» ha affermato Gottlieb. «Le informazioni fornite dalle etichette dei prodotti alimentari devono essere veritiere e non fuorvianti soprattutto considerando che su di esse si fondano scelte che influenzano la salute».
Un’area che necessita di maggiore chiarezza, e che è stata al centro di ampio dibattito (anche in Europa), è l’ampia varietà di alimenti vegetali che vengono commercializzati come sostituti di prodotti lattiero-caseari. Molti di questi alimenti a base vegetale mutuano una terminologia merceologica che è propria del latte e derivati (come per esempio latte, yogurt, formaggio): «Per esempio – chiarisce Gottlieb – vi è stata una proliferazione di prodotti a base di soia, mandorle o riso che hanno usato il nome latte per la propria denominazione di vendita. Tuttavia, questi prodotti alternativi non sono l’alimento che la legge definisce “latte” e ciò che i consumatori americani chiamano “latte”, prima ancora del Federal Food, Drug and Cosmetic Act (FD & C Act) del 1938».
La FDA ha deciso di esaminare queste differenze in relazione a potenziali conseguenze sulla salute pubblica visto che questi prodotti “alternativi” hanno un profilo nutrizionale molto diverso da quello lattiero. Gottlieb cita casi di sindrome di kwashiorkor (malnutrizione proteica) in bambini alimentati con bevande a base di riso oppure ancora di rachitismo in un bambino alimentato con una bevanda a base di soia.
«Poiché questi prodotti alternativi sono definiti comunemente “latte”, vogliamo verificare se i genitori possano erroneamente presumere che i contenuti nutrizionali delle bevande vegetali siano simili a quelli del latte vaccino, nonostante alcuni di tali prodotti contengono solo una frazione delle proteine o degli altri nutrienti presenti nel latte vaccino». L’agenzia spera che trattare queste tematiche possa dimostrare se sia possibile prevenire l’insorgenza di casi di kwashiorkor o di rachitismo cambiando l’etichettatura delle bevande vegetali oppure informando medici e genitori sul reale profilo nutrizionale di tali alimenti. Per questo intende avviare un processo pubblico per rivedere lo standard e capire il significato che i consumatori attribuiscono al termine “latte” applicato sia ai prodotti di origine animale sia a quelli vegetali, anche dal punto di vista nutrizionale. L’agenzia sta anche esaminando l’applicazione del FD&C Act in relazione sia ai nomi merceologici dei prodotti alimentari sia all’attuale standard di identità per il latte e al suo significato quando la parola latte è affiancata da termini come mandorla o soia.