Il più recente pacchetto di misure su cui ha lavorato il ministro dello Sviluppo economico, con l’obiettivo di garantire alle imprese italiane la liquidità che serve alla loro ripartenza una volta superata l’emergenza sanitaria causata dal Covid-19, è datato 6 aprile 2020 ed introduce misure urgenti sull’accesso al credito e sul rinvio degli adempimenti per le imprese. Si tratta del “Decreto Liquidità”, in merito al quale il presidente del Consiglio dei ministri, Giuseppe Conte, ha espresso grande entusiasmo e speranza: «È una potenza di fuoco. Io non ricordo un intervento così poderoso nella storia della nostra Repubblica per il finanziamento delle imprese. È una cifra enorme, che andrà sia a beneficio del mercato interno, sia del nostro export grazie a prestiti che verranno erogati attraverso i normali canali finanziari. Lo Stato offrirà una garanzia perché il tutto avvenga in modo celere, spedito, sicuro».
Arrivano, così, 400 miliardi di liquidità per le imprese, che si sommano ai 350 miliardi liberati con il Decreto Cura Italia, per un totale di 750 miliardi, quasi la metà del Pil italiano.
Occasione per le PMI
Le buone nuove dell’ultimo decreto creano un ulteriore potenziamento del Fondo di Garanzia per le Pmi, con un aumento entro l’anno della sua dotazione finanziaria di circa 7 miliardi, e con la capacità di generare circa 100 miliardi di euro di liquidità anche per le aziende fino a 499 dipendenti e professionisti, quindi a supporto della piccola e media impresa, a tutela di imprenditori, artigiani, autonomi e professionisti.
La novità introdotta con il Decreto Liquidità consiste nella garanzia statale del Fondo di Garanzia, a prima richiesta, sul 100% per prestiti fino a 6 anni a Pmi e piccoli professionisti – senza valutazione del merito – fino a 25mila euro, oppure il 25% del fatturato.
Un punto cruciale della questione sono, inoltre, le tempistiche: è fondamentale che i tempi di istruttoria delle banche siano compatibili con l’emergenza in atto; al proposito, pare sia previsto un forte snellimento delle procedure burocratiche per accedere alle garanzie concesse dal Fondo. Il Decreto, inoltre, congela i fallimenti e non rende efficaci le norme del Codice Civile che impongono in caso di forti perdite, la messa in liquidazione delle società sane prima dell’epidemia.
Il Fondo di Garanzia, sarà:
- al 100% su prestiti fino a 25mila euro, senza valutazione del merito di credito;
- al 90% da 25mila a 800mila euro con valutazione del merito di credito, al 100% se intervengono anche i Confidi, il Consorzio di garanzia collettiva dei fidi, che presta garanzie alle imprese per agevolare l’accesso ai finanziamenti
- al 90% da 800mila a 5 milioni di euro, con valutazione del merito di credito.
Per le grandi imprese
Tra gli elementi da evidenziare c’è il doppio ruolo del Fondo di garanzia Pmi e di Sace (Cdp) come garanti dei prestiti i base alla richiesta e grandezza delle imprese.
Il Decreto Liquidità prevede garanzie da parte dello Stato – per un totale circa di 200 miliardi di euro – concesse attraverso la società SACE Simest del gruppo Cassa Depositi e Prestiti, in favore delle banche che effettuino, sotto qualsiasi forma, finanziamenti alle imprese.
Tale garanzia è subordinata a diverse condizioni, come l’impossibilità di distribuzione dei dividendi da parte dell’impresa beneficiaria per i successivi dodici mesi e la localizzazione in Italia delle attività produttive destinatarie del finanziamento.
La garanzia, inoltre, varia a seconda delle dimensioni dell’impresa e oscilla tra il 70% e il 90% dell’importo finanziato:
- Le imprese con meno di 5.000 dipendenti e un fatturato inferiore a 1,5 miliardi di euro ottengono una copertura pari al 90% dell’importo del finanziamento richiesto. Per queste è prevista una procedura semplificata per l’accesso alla garanzia
- Per le imprese con oltre 5.000 dipendenti e un fatturato fra 1,5 e 5 miliardi di euro la copertura è dell’80%
- Per le imprese con fatturato sopra i 5 miliardi la garanzia scende al 70%
- L’importo della garanzia non potrà comunque superare il 25% del fatturato registrato nel 2019 o il doppio del costo del personale sostenuto dall’azienda. Per le piccole e medie imprese, anche individuali o partite Iva, sono riservati 30 miliardi.
Cosa cambia nelle misure fiscali e contabili
È previsto il rinvio di adempimenti fiscali e tributari da parte di lavoratori e imprese, con la sospensione dei versamenti di IVA, ritenute e contributi per i mesi di aprile e maggio, in aggiunta a quelle già previste con il “Cura Italia”.
- IVA, ritenute e contributi sospesi per soggetti con calo di fatturato di almeno il 33% per ricavi/compensi sotto i 50 milioni e di almeno il 50% sopra tale soglia;
- sono sospesi in ogni caso i detti versamenti per i soggetti che hanno iniziato ad operare dal 1° aprile 2019;
- per i residenti delle 5 province più colpite (Bergamo, Brescia, Cremona, Lodi, Piacenza), sospensione versamento IVA se calo del fatturato di almeno il 33% a prescindere dalla soglia di fatturato dei 50 milioni;
- ripresa dei versamenti a giugno, con la possibilità di rateizzazione in 5 rate.
La sospensione delle ritenute d’acconto sui redditi da lavoro autonomo prevista dal decreto “Cura Italia” viene estesa anche alle scadenze di aprile e maggio.
È esteso al 16 aprile il termine per i versamenti in scadenza il 20 marzo scorso e la scadenza per l’invio della Certificazione Unica è stata prorogata dal 31 marzo al 30 aprile.
Inoltre, il credito d’imposta al 50% per le spese di sanificazione degli ambienti di lavoro viene allargato anche all’acquisto dei dispositivi di protezione individuale, mascherine e occhiali.