Il comparto dairy dell’UE nel 2031. Prove di futuro

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La Commissione ha appena pubblicato le proiezioni agricole relative al periodo 2021-2031 (European Union agricultural outlook for 2021-31 report). Poiché la nuova PAC è stata appena approvata e gli Stati membri devono ancora presentare i loro piani PAC nazionali, le proiezioni poggiano sul fatto che l’attuale PAC, entrata pienamente in vigore nel 2015, continuerà ad essere attuata anche dopo il periodo di transizione concordato (post 2022). L’analisi prospettica ha comunque tenuto conto delle risorse ulteriori assicurate dal bilancio UE 2021-27; non ha invece contemplato le strategie comunitarie Farm to fork e Biodiversity. Altra nota: il report di quest’anno contiene due scenari “ipotetici”. Il primo contempla la riduzione del consumo di grassi nell’UE sulla scia delle raccomandazioni dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) e il suo impatto sui mercati agricoli dell’UE entro il 2031. Il secondo scenario ipotizza le conseguenze dell’autosufficienza della Cina nel settore carne e latte entro il 2031.

 

Cresce la produzione di latte biologico

Nel periodo esaminato nel segmento latte l’incidenza del latte biologico UE dovrebbe aumentare sino all’8% nel 2031 (nel 2019 era del 3,5%). Per soddisfare questa crescita, dovrebbe raddoppiare la mandria da latte biologico UE. Costi più elevati rispetto agli allevamenti non biologici (+18% rispetto agli allevamenti intensivi e +3% rispetto a quelli estensivi, sulla base dei dati RICA 2019), maggiore suscettibilità alle fluttuazioni meteorologiche annuali che creano qualche incertezza sulla produzione di latte e sulla disponibilità di mangimi e la reazione della domanda richiedono l’impegno dell’intera filiera per valorizzare appieno i benefici della produzione di latte biologico. Inoltre, alcuni altri sistemi di produzione potrebbero esercitare una maggiore attrattività sugli allevatori, anche grazie a un apprezzamento più diffuso tra i consumatori (per esempio senza OGM).

L’UE si riafferma al vertice

Nel contesto competitivo, la crescita della produzione di latte dell’UE sarà compresa tra quella della Nuova Zelanda (+0,2% all’anno) e quella degli Stati Uniti (+1,2%). Tuttavia, tra il 2021-2031 a tali nazioni va ascritto circa il 13% del rialzo globale, che sarà guidato piuttosto dai Paesi in via di sviluppo grazie all’aumento del gregge. Ciò creerà ulteriori preoccupazioni sulla sostenibilità di tali sistemi di produzione e sul bilancio globale delle emissioni di GHG. Nonostante la crescita ridotta, l’UE rimarrà il principale fornitore di prodotti lattiero-caseari (30% del commercio mondiale lattiero-caseario nel 2031) poiché l’espansione commerciale della Nuova Zelanda, principale concorrente dell’UE, sarà limitata dal ridotto incremento produttivo. Gli USA, invece, potrebbero rafforzarsi (+2,5 pp), creando tensioni in particolare sui prodotti lattiero-caseari.

La domanda di prodotti lattiero-caseari sarà più forte in Asia (oltre il 17% all’anno, esclusa l’India), trainata in particolare dall’aumento dei redditi e dall’occidentalizzazione delle diete, con conseguente maggiore uso di prodotti lattiero-caseari nella ristorazione. Alle spalle dell’Asia vi dovrebbe essere l’Africa (14% annuo), sostenuta da una forte espansione demografica e di reddito. Tuttavia, in entrambi i casi il consumo pro capite rimarrà molto al di sotto dei livelli dei tradizionali mercati lattiero-caseari per i quali la crescita potrebbe rimanere contenuta, data la già elevata maturità. Stando ai trend più attuali, il rafforzamento della domanda di prodotti a valore aggiunto potrebbe non solo supportare un rialzo delle esportazioni di prodotti finali come formaggi e derivati lattieri freschi, ma anche tradursi in maggiori flussi di prodotti a più alto valore aggiunto destinati alla trasformazione in alcune destinazioni. Questo è il caso delle formule per lattanti dell’UE, le cui esportazioni verso la Cina sono diminuite nel 2021. In una certa misura, ciò è stato compensato dal rialzo delle esportazioni di polveri di siero e dalla trasformazione in formule per lattanti a livello nazionale.

L’UE trarrà vantaggio dalla crescente domanda globale di prodotti biologici

L’attenzione all’etica, alla sicurezza alimentare e alla salute spinge la domanda di derivati lattieri biologici in tutto il mondo. Non solo in termini di vendite al dettaglio, ma anche di un uso più esteso nella ristorazione. Impiego quest’ultimo che rappresenta una sfida in quanto va comunicato al consumatore per permetterne il riconoscimento.

Gli Stati Uniti dominano il mercato degli alimenti biologici in termini di dimensione. Ma è la Cina che potrebbe registrare la crescita più alta (2 cifre) in futuro, con il 44% dei consumatori che già cercano attivamente prodotti biologici (Euromonitor, 2021). Nel mercato degli alimenti per l’infanzia biologici il potenziale per i prodotti lattiero-caseari è così forte che la loro domanda di importazione potrebbe crescere in Cina in controtendenza rispetto alle referenze convenzionali. Di conseguenza, anche nel commercio globale potrebbero crearsi notevoli opportunità per i prodotti lattiero-caseari biologici dell’UE.

Formaggio e vai sul sicuro

Poiché la salute rimane al centro nelle considerazioni che i consumatori fanno in tema di diete sostenibili (46%), i prodotti lattiero-caseari potrebbero beneficiare di tali preoccupazioni grazie alla loro intrinseca ricchezza nutrizionale. Come in passato, il formaggio dovrebbe beneficiare delle maggiori consegne di latte entro il 2031 (+0,7% all’anno, vicino al 40%) generando il valore più alto (circa 40 miliardi di euro). A seguire si dovrebbero collocare SMP e polveri di siero a volume, ma con un divario di valore più elevato (rispettivamente 5 miliardi di euro e 3,5 miliardi di euro). Il mercato intra UE rimarrà il principale utilizzatore del latte comunitario, nonostante il rafforzamento dell’export (17% nel 2031 rispetto al 15% nel 2021).

Aspetti nutrizionali e funzionali al centro

Tra i diversi canali, la vendita al dettaglio sarà importante per i prodotti lattiero-caseari tradizionali (formaggio, burro, latticini freschi). Comunque potrebbe crescere l’incidenza degli usi nella trasformazione sulla spinta di voglia sia di convenience sia di aggiungere ingredienti lattieri nella preparazione di alimenti. L’innovazione a livello di sapori e consistenze potrebbe anche essere canalizzata verso impieghi differenziati nella preparazione domestica così come nel food service. I derivati lattiero-caseari potrebbero soddisfare la domanda di prodotti a supporto di specifici bisogni di salute (invecchiamento attivo e stili di vita attivi). Ciò favorirà la domanda di proteine ​​del latte, in particolare di siero in polvere.

Stabile il consumo di derivati tradizionali

Nel 2021-2031, più della metà (57%) della maggiore (+0,7% all’anno) produzione casearia dell’UE potrebbe essere assorbita da crescenti esportazioni (3% all’anno) che permetterebbero all’UE di conservare il primato dell’esportatore caseario (47%). Allo stesso tempo, si dovrebbe contrarre il rialzo dei consumi pro capite interni (2kg in meno rispetto al 2011-2021), visto il loro livello già consistente. Anche i derivati freschi lattiero-caseari dell’UE potrebbero beneficiare di un incremento dell’export (circa 1,8 milioni di t nel 2031) mentre potrebbe rallentare il calo il consumo intra UE principale utilizzatore (-0,2% rispetto a -0,5%). Ciò grazie a un aumentato interesse per i prodotti come quelli biologici, che dovrebbero supportare il consumo di latte e yogurt, mentre la cucina casalinga potrebbe favorire il consumo di panna. Di conseguenza, la produzione dell’UE potrebbe rimanere stabile rispetto alla media relativamente alta del 2019-2021. È probabile che la domanda globale sostenga la produzione UE di burro (+45.000 t) a causa della crescita limitata della Nuova Zelanda in un trend globale simile a quello del periodo 2011-2021 (+10% rispetto al 2021). Stabile pure la crescita della domanda intra UE (0,2% annuo).