In crescita fatturato delle coop

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2233Negli anni 2011-2013, il sistema della cooperazione agroalimentare italiana ha registrato una crescita del fatturato quasi doppia rispetto all’industria alimentare del Paese (+9% contro +5%). L’istantanea è stata scattata dall’Osservatorio della cooperazione agricola italiana, istituito dal MiPaaf e sostenuto dalle quattro organizzazioni di rappresentanza delle cooperative dell’agroalimentare (Agci-Agrital, Fedagri Confcooperative, Legacoop Agroalimentare e Unicoop). Per Nomisma, che ha svolto la ricerca, è di 36,1mld di euro il fatturato annuo (2013) prodotto dalle 5.024 imprese collettive associate, con 92mila addetti e 815.898 adesioni: numeri che collocano l’Italia al terzo posto per fatturato nella speciale classifica Ue della cooperazione agroalimentare e al primo posto per numero di imprese, rispettivamente con quote del 10% e del 27% sul totale delle compagini europee. Un’impresa cooperativa associata ha dimensioni medie pari a 7,2mln di euro, impiega oltre 18 dipendenti e coinvolge 162 aderenti. La cooperazione agroalimentare è trasversalmente presente sull’intero territorio nazionale, ma il Nord detiene il primato nella produzione di ricchezza: con il 44% delle cooperative, genera l’82% del fatturato del sistema. Nell’Italia settentrionale si concentrano le cooperative più grandi, dove il fatturato medio per impresa è pari a 13,3mln di euro, contro appena 2mln del Sud. La forte localizzazione al Nord del ristretto nucleo di cooperative di maggiori dimensioni che fatturano oltre 40mln di euro contribuisce a incrementare il divario tra il Settentrione e il Meridione: sono in tutto 138 (pari al 3% del totale) le top cooperative, che generano il 64% del giro d’affari dell’intera cooperazione associata e coinvolgono il 45% degli occupati. Dall’altra parte la quota più rilevante delle cooperative agroalimentari associate (87%) ha un fatturato inferiore a 7mln di euro e contribuisce solo al 15% del giro d’affari del sistema. “Piccolo è bello” vale solo dentro i grandi contenitori organizzati se, come evidenzia lo studio, si considera che le realtà di grosse dimensioni hanno segnato le migliori performance sul fatturato in periodo di crisi (2011-2013): +11% per le cooperative con fatturato oltre i 40mln di euro, +8% tra i 7 e i 40mln di euro, +4% tra i 2-7mln. Mentre è negativo il trend (-11%) delle cooperative sotto i 2mln di euro. Il ruolo della cooperazione nel sistema agroalimentare è di grande rilievo: nel 2013 a fronte di un valore della produzione agricola italiana pari a 54,7mld di euro, la cooperazione associata ha valorizzato attraverso i propri approvvigionamenti materia prima agricola per 19,7mld di euro pari al 36% del totale. La cooperazione è anche una componente importante della fase di trasformazione: il suo fatturato (36,1mld di euro) incide per il 24% sul totale dell’industria alimentare nazionale. In questo settore nel corso del triennio 2011-2013, l’analisi delle performance economiche e finanziarie evidenzia come le cooperative abbiano registrato un maggiore incremento del fatturato rispetto alle imprese di capitali (rispettivamente +9% contro +5%).

 

Il primato per fatturato generato spetta alla zootecnica da carne (9,7mld di euro di fatturato nel 2013), seguono l’ortofrutta (8,4mld di euro), il lattiero-caseario (6,8mld di euro), il vitivinicolo (4,3mld di euro), le cooperative dei servizi (5,7mld di euro), l’olivicolo (217mln di euro), e infine le cooperative di conduzione e forestali (289mln).

L’Italia è il Paese con più cooperative agroalimentari in Europa (Ue28), con una quota del 27%, mentre in termini di fatturato si attesta al 10%, dietro a Francia (24%) e Germania (19%). Come numero di soci il nostro Paese rappresenta il 14% della quota totale, la stessa percentuale della Francia e meno di Germania (23%) e Spagna (19%). I primi sette Paesi per generazione di fatturato cooperativo agroalimentare (Francia, Germania, Italia, Paesi Bassi, Spagna, Danimarca e Polonia) detengono complessivamente il 68% del totale delle imprese cooperative europee (circa 15.000) e l’82% del fatturato (oltre 284mld di euro). Nel complesso, le cooperative agroalimentari europee sono pari a 21.769 (attive in tutti gli Stati membri), realizzano un fatturato di 347,3mld di euro e vedono una partecipazione significativa di imprenditori agricoli, che in termini di adesioni superano i 6,1mln (Cogeca, 2015). Nell’ambito della Top 100 europea ci sono 9 cooperative italiane e la prima impresa (Agricola Tre Valli) si posiziona al 22° posto in classifica con circa 3,1mld di euro di fatturato nel 2013. I settori in cui operano le cooperative italiane più grandi sono diversificati e riguardano la zootecnia da carne e da latte, l’ortofrutta, il vino e la fornitura di servizi.

La cooperazione agroalimentare nel corso degli ultimi anni ha ampliato le sue vendite sui mercati internazionali raggiungendo un valore di 6mld di euro, pari al 18% del valore complessivo dell’export agroalimentare italiano. Sebbene stia progressivamente recuperando terreno, la sua propensione all’export resta ancora lievemente al di sotto di quella media del settore agroalimentare: le vendite estere della cooperazione nel 2013 incidono per il 17% su fatturato totale, contro il 21% dell’alimentare. Sono in particolare alcuni settori a contribuire in maniera più rilevante come vino e ortofrutta (rispettivamente 33% e 23%), cui si affianca il lattiero-caseario (11%). La penetrazione dei mercati internazionali è prerogativa delle imprese più strutturate: ben il 78% delle cooperative con fatturato superiore a 40mln di euro presidia i mercati esteri realizzando in media il 18% delle proprie vendite all’estero, mentre le aziende di piccole dimensioni scontano le maggiori difficoltà nell’aggredire i mercati internazionali. Solo 1/3 delle cooperative con fatturato tra 2 e 7mln di euro è attivo all’estero e per esse l’export intercetta mediamente il 5% del valore delle vendite complessive. In particolare sull’export le politiche di marca si stanno dimostrando sempre più efficaci e rappresentano i 2/3 del fatturato estero del vino (è del 48% la quota globale della cooperazione). Anche il private label si dimostra importante, assorbendo il 26% del fatturato export totale. Più rilevante l’incidenza dei prodotti a denominazione sul fatturato realizzato all’estero: nelle imprese export-oriented la quota complessiva sale infatti al 37%, con punte del 77% nel lattiero caseario e del 58% per il vitivinicolo.

Al sostanziale equilibrio nella distribuzione geografica delle imprese cooperative (44% al Nord, 14% al Centro, 42% al Sud) non corrisponde egual misura nel fatturato, che attribuisce al Nord l’82% del valore, il 7% al Centro e l’11% al Sud. In particolare quattro regioni – Emilia-Romagna, Veneto, Trentino Alto Adige, Lombardia – generano il 75% del fatturato di tutta la cooperazione associata, pur essendo localizzate nel loro territorio appena il 29% delle imprese totali. La leadership nazionale (per fatturato) è saldamente detenuta dell’Emilia-Romagna con oltre 13mld di euro; seguono il Veneto (6,8mld), il Trentino Alto Adige (3,7mld) e la Lombardia (3,6mld). Più staccate Piemonte (1,1mld), Sicilia (921mln), Marche (874mln) e Puglia (852mln). La speciale classifica per regioni cambia se si guarda il numero di imprese: a comandare è la Sicilia (764 cooperative), seguita dall’Emilia Romagna (701) ed a un’altra regione del Sud, la Puglia (430). Poi Veneto (317), Piemonte (297), Lombardia (273), Lazio (258) e Sardegna (250). Tra le attività prevalenti nelle regioni leader, l’Emilia Romagna presidia un po’ tutte le filiere più importanti; in Veneto prevalgono la produzione di vino e la zootecnia, in Trentino Alto Adige l’ortofrutta e il vino, mentre la Lombardia è forte nel lattiero-caseario.