La produzione del noto formaggio Dop della provincia di Pesaro e Urbino è minacciata. Un convegno ha fatto il punto della situazione
La Casciotta d’Urbino, primo formaggio Dop delle Marche, rischia di scomparire sotto i colpi della scarsa innovazione degli allevamenti di ovini e bovini, della bassa redditività e, non da ultimo, della sempre più assidua presenza di lupi (e ibridi randagi) lungo la dorsale appenninica. Per questo il Consorzio per la Tutela del formaggio Casciotta d’Urbino ha deciso di confrontarsi con attori istituzionali, produttori e allevatori in vista del PSR (Piano di Sviluppo Rurale) 2014-2020 che la Regione Marche è in procinto di approvare. Ciò è avvenuto nel corso della tavola rotonda “La Casciotta piace al lupo! Riusciremo a salvarla?” a cui ha partecipato anche il Consorzio di Tutela e l’Associazione Formaggi Italiani Dop e Igp (AFIDOP), organizzata in collaborazione con la Camera di Commercio di Pesaro e Urbino e l’Azienda Speciale Terre di Rossini e Raffaello.
«A fronte del costante aumento delle richieste, frutto della qualità del prodotto e di un’azione di promozione continua, il timore è di non poter assicurare in futuro la produzione della Casciotta d’Urbino, la cui lavorazione è limitata alla sola Provincia di Pesaro-Urbino con latte vaccino e ovino certificato prodotto su questo territorio – ha spiegato Gianluigi Draghi, presidente del Consorzio Tutela Casciotta d’Urbino Dop. – La criticità maggiore è la carenza del latte ovino, dal momento che sul nostro Appennino si fa sempre più concreto il rischio di abbandono del settore dell’allevamento di pecore da latte» (dati mostrati nella tabella). Fra i problemi più seri da affrontare c’è la convivenza con i lupi, dal 1992 (Legge 157) “specie particolarmente protetta”. Nel 2012, secondo i dati e uno studio elaborati dalla Regione Marche in collaborazione con Ministero dell’Ambiente e ISPRA (Il lupo nelle Marche. Ieri, oggi e… domani?”), la sua presenza lungo tutta la catena appenninica era stimata intorno ai 1000 esemplari, il doppio rispetto a dieci anni fa e il triplo rispetto a venti. A complicare la situazione, in realtà, non sono soltanto i lupi ma anche i lupi ibridati e i cani rinselvatichiti. Il valore della Casciotta d’Urbino, del resto, non è si limita al fatturato ma rappresenta un importante volano per il territorio della provincia di Pesaro-Urbino e per la stessa regione.
Ecco perché, ha evidenziato l’assessore regionale all’Agricoltura e allo Sviluppo rurale Maura Malaspina, «per le Marche, il PSR 2014/2020 sarà fondamentale. Le sfide alle quali saremo chiamati a rispondere sono molteplici: l’accelerazione del ricambio generazionale, la creazione di una nuova classe imprenditoriale, l’innovazione tecnologica, la capacità di agganciare la ripresa e di confrontarci con i nuovo mercati economici. Tutti temi che riguardano l’agricoltura ma che non possono essere trattati se non con un approccio intersettoriale che coinvolga le altre attività produttive, il turismo, l’ambiente. Puntiamo a una modernizzazione che non deturpi il territorio che è, e deve restare, una ricchezza inestimabile. Le produzioni tipiche, in questo senso, giocheranno un ruolo fondamentale in quanto nel prossimo periodo di programmazione saranno potenziati gli interventi per incentivare le aggregazioni di filiera che avranno come obiettivo principale lo sviluppo delle produzioni di qualità a partire appunto da Dop, marchio QM e vini di qualità».