È stato appena presentato il Rapporto sullo Stato dell’Agricoltura redatto dall’INEA. Giunta alla undicesima edizione, la pubblicazione fornisce un quadro articolato delle dinamiche del settore agroalimentare, coniugando in una dimensione unitaria i principali fenomeni macro e strutturali del comparto. Eccone un sunto.
Nel 2013 il settore agricolo ha mostrato una sostanziale stabilità della produzione e una leggera crescita del valore aggiunto agricolo ai prezzi di base (+0,3%). Tale risultato è da attribuire a un minore impiego di consumi intermedi (-1,3%) rispetto al 2012. Dal 2008, i consumi intermedi impiegati in agricoltura sono diminuiti in termini reali dell’1,0% in media annua: in linea con la variazione della produzione agricola pari a -0,9%. In termini monetari la produzione agricola nel 2013 si è attestata sui 55 miliardi di euro, mentre il valore aggiunto ha raggiunto il valore di 30 miliardi di euro. Il valore aggiunto dell’industria alimentare nel 2013 è stato quasi 27 miliardi di euro, con una contrazione in termini reali dell’1,5%. Nel complesso, il valore aggiunto dell’industria alimentare ha rappresentato, nel 2013, il 12% dell’industria manifatturiera e l’8% del totale del settore industriale. Le esportazioni continuano a essere il maggiore traino dell’agro-alimentare, ma a differenza del 2012, anche le importazioni mostrano un sensibile incremento, a testimonianza di una maggiore integrazione internazionale dell’intero sistema agroalimentare italiano ma anche di una elevata dipendenza dall’estero per l’acquisto di materie prime e beni intermedi. Segnali molto preoccupanti provengono dalla componente della domanda, con le contrazioni, in termini reali, dei consumi alimentari e degli investimenti fissi lordi per il settore.
Gli scambi commerciali
Il 2013 conferma l’importanza del export agro-alimentare, che hanno raggiunto il valore di 33,6 miliardi di euro, con una costante e continua crescita del loro peso sul complesso delle esportazioni del nostro Paese (dal 7,3% del 2008 all’8,6% del 2013). Anche nel 2013 migliora il saldo normalizzato che già nel 2012 aveva registrato un certo rafforzamento. Rispetto alla composizione delle esportazioni agro-alimentari, cresce in modo sistematico, anche nel 2013, il peso del made in Italy trasformato1, ovvero quello prodotto ed esportato dall’industria di trasformazione alimentare.
I consumi alimentari
Negli ultimi anni hanno subìto sostanziali ridimensionamenti, che in parte spiegano la diminuzione del valore aggiunto alimentare e la stagnazione di quello agricolo. I consumi di prodotti alimentari che nel 2013 si sono attestati su un valore di 138 miliardi di euro, hanno registrato una perdita pari a 3,1% rispetto al 2012, confermando il trend negativo riscontrato nel 2011 e 2012.
La demografia delle imprese
Le informazioni dell’analisi statistica sulla nati-mortalità delle imprese condotta da Infocamere indicano che nel 2013 le imprese appartenenti al settore agricolo sono diminuite di 29.797 (-3,6%). Le imprese attive del settore agricoltura, silvicoltura e pesca iscritte a fine 2013 negli archivi delle Camere di Commercio ammontano a più di 775mila pari al 13% del totale e al 48% circa di 1,6 milioni di aziende agricole censite nel 6° Censimento dell’agricoltura italiana. La stessa fonte informativa indica che le imprese attive dell’industria alimentare hanno, invece registrato un lieve incremento (+1%) nel 2013 rispetto al 2012, in contro tendenza rispetto al resto dei settori (-1% di imprese attive nel 2013).
L’occupazione
Anche nel 2013 si è verificata una perdita di occupazione nel settore agricolo che ha registrato, rispetto al 2012, una riduzione del 4,1%. Il settore conta 814mila occupati di cui 230mila sono di sesso femminile (fonte: Indagine sulle Forze Lavoro dell’Istat). Rimane alto il tasso di lavoro irregolare in agricoltura che per il 2013 è stato stimato al 21% delle unità di lavoro. L’industria alimentare, delle bevande e del tabacco ha impiegato, nel 2013, 419mila unità di lavoro con una diminuzione dell’1,0% rispetto al 2012, e un’incidenza del 10,6% sul totale delle unità lavorative dell’industria manifatturiera.