Macchine per il packaging: numeri da record nel 2022

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Il settore delle macchine automatiche per il confezionamento e l’imballaggio segna un nuovo traguardo storico: nel 2022 infatti, il comparto ha registrato un fatturato totale pari a 8 miliardi e 537 milioni di euro (+3,6% rispetto al precedente record del 2021). Nel periodo 2019-2022, il giro d’affari del settore è cresciuto di circa mezzo miliardo in appena 4 anni.

I dati sono stati resi noti nell’ambito dell’Assemblea annuale dei Soci dal Centro Studi Mecs – Ucima nell’11^ Indagine Statistica Nazionale, che ogni anno fotografa l’andamento del comparto. 616 le aziende censite, che contano oltre 37mila addetti.

I mercati internazionali…

La spiccata vocazione all’export dei produttori italiani di tecnologie e soluzioni per il packaging si conferma anche nel 2022. Il fatturato estero incide per il 77% su quello totale, per una cifra pari a 6,57 miliardi (+1,7% sul 2021).

Con 2,52 miliardi di ricavi l’Unione europea si conferma la principale area di sbocco e assorbe il 38,4% dell’intero export. Segue l’Asia con 1,23 miliardi di euro di giro d’affari, pari al 18,8% del totale delle performance internazionali del settore. Terzo gradino del podio per il Nord America, con 1,14 miliardi. Seguono Europa extra UE (650 milioni de euro), Sud America (456 milioni), Africa e Oceania con 565 milioni.

…e quello interno

Il mercato interno segna una crescita del +10,6% rispetto al 2021: 1,96 miliardi il consuntivo finale, con una percentuale sul fatturato totale pari al 23%.

I settori clienti

Dal punto di vista dei settori clienti la suddivisione tra food & beverage e industrie non food è rispettivamente del 56,7% e del 43,3%. Nel dettaglio: il food risulta nel 2022 il primo settore cliente, assorbendo il 31,9% del fatturato totale coi suoi 2,72 miliardi. Il beverage si colloca al secondo posto, con il 24,8% del fatturato totale, un valore assoluto di 2,11 miliardi e una crescita di 8 punti percentuali.

Fatturato per tipologia produttiva

La famiglia delle macchine per il packaging primario resta preponderante con il 50,2% della distribuzione del fatturato (4,28 i miliardi derivanti dalla vendita di tali macchine), seguita dal segmento del fine linea, labelling e attrezzature ausiliarie (28,4%) e dal packaging secondario (che assorbe il rimanente 21,4%).

La struttura produttiva

Le aziende che producono macchinari per il confezionamento e l’imballaggio si concentrano principalmente lungo l’asse della via Emilia – la cosiddetta Packaging Valley – con distretti produttivi anche in Lombardia, Piemonte, Veneto e Toscana. La dislocazione geografica delle imprese conferma quindi una prevalenza della regione Emilia-Romagna in termini di numerosità di aziende, addetti e fatturato. In Emilia-Romagna risiedono 222 aziende (36% del totale) che occupano 21.946 addetti (58,1% del totale) e generano il 62,6% del fatturato totale pari a 5,34 miliardi.

Seguono, in ordine, Lombardia, Veneto e Piemonte. Tra le province, Bologna e Milano superano Parma (terza) e Vicenza (quarta) per numero di aziende di macchine packaging. Ma se si guarda alla distribuzione di occupazione e fatturato il predominio dell’Emilia è netto: Bologna, Parma, Reggio Emilia, Modena e Rimini sono ai primi cinque posti, Vicenza in sesta posizione, Bergamo e Milano rispettivamente al settimo e ottavo posto.

L’analisi del comparto per classe di fatturato evidenzia una netta preponderanza numerica di aziende di piccole dimensioni (quelle appartenenti alle prime due classi – fino a 5 milioni di euro – costituiscono il 64,1% del totale), le quali, tuttavia, contribuiscono al fatturato di settore soltanto per il 7,6%. Sono appena il 9%, invece, le realtà aziendali con fatturato superiore ai 25 milioni di euro, pur rappresentando la quota più significativa (72,8%) del volume complessivo.

Il settore è composto da 616 aziende che occupano 37.753, in crescita del +3,9% sul 2021: in un anno l’intero comparto ha assunto 1402 addetti in più.

Le aspettative per il 2023

Per il 2023, l’indagine ha rilevato aspettative di ulteriore crescita da parte del 47% delle aziende intervistate. Il 41,7% prevede un proseguo di anno stabile, il 10,3% invece teme un calo.

Il nodo degli investimenti

“Se ci si guarda indietro, abbiamo davvero fatto qualcosa di straordinario – dichiara il presidente di Ucima Riccardo Cavanna. –

Il 2022 ha vissuto di alti e bassi e di forti tensioni internazionali, dalla supply chain all’incremento dei costi al conflitto in Ucraina, ma siamo ugualmente riusciti a crescere sfondando per la prima volta il tetto degli 8 miliardi e mezzo. È segno di una indubbia posizione di riferimento che i mercati esteri ci continuano ad accreditare ed è l’ennesima prova dell’ottima capacità di reazione delle nostre aziende, che per inventiva e ingegno in situazioni di stress non sono seconde a nessuno.

Questo consuntivo è un risultato di cui andiamo orgogliosi e che speriamo di mantenere in questo 2023, ma non sarà affatto facile.

Per la seconda parte dell’anno, infatti, gli indicatori a nostra disposizione delineano un rallentamento della domanda globale. Inoltre, ciò che desta preoccupazione per il futuro prossimo deriva da alcuni freni agli investimenti: il nuovo regolamento europeo degli imballaggi (che non ci convince) e il suo iter di approvazione, l’aumento dei tassi di interesse, l’incertezza che ancora insiste in alcune aree del mondo e la mancanza di nuove politiche di 4.0. Sono tutte minacce alla nostra posizione di leadership, minacce che non potremo disinnescare da soli”.