Rapporto Coop 2020: la riscoperta dei fornelli

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Puntuale come ogni anno anche nel 2020 è stato presentato il Rapporto Coop. E la nuova edizione non può esimersi dal fare i conti con il “contraccolpo economico violentissimo” causato dalla pandemia e con la cupa incertezza con cui si guarda al futuro. Secondo il rapporto, infatti, “sull’altare del Covid si sono volatilizzati 12.500 miliardi di dollari di Pil mondiale in un anno. Sono 170 i Paesi che subiranno una contrazione del Pil pro capite nel 2020 (per l’Italia le ultime previsioni si attestano a un -9,5%). E solo nel 2023 (per i più pessimisti nel 2025) il nostro Paese ritornerà ai livelli precedenti la pandemia, peraltro a loro volta lontani dagli standard antecedenti l’ultima grande recessione”.

Un nuovo approccio al cibo

Homemade, digital, safe e sostenibile: queste le caratteristiche del cibo degli italiani. Pur nel contesto di una contrazione generalizzata degli acquisti gli italiani non rinunciano alla spesa alimentare. Inoltre, solo il 31% dichiara di voler acquistare prodotti di largo consumo confezionato più economici a fronte di un 37% della media europea. E anche terminato il lockdown, appena il 18% dice di voler acquistare prodotti più economici. Curiosando nel carrello si nota una radicale inversione di tendenza rispetto allo scorso anno. Allora era fuga dai fornelli, un fenomeno che in realtà continuava in progressione costante tanto da dimezzare in 20 anni il tempo passato a cucinare ogni giorno ridotto ad appena 37 minuti.

Fornelli che passione!

Complice il lockdown invece gli italiani hanno rimesso le mani in pasta e anche nel postcovid il cook@home è una costante che spiega la forte crescita nelle vendite degli ingredienti base (+28,5% in GDO su base annua) a fronte della contrazione dei piatti pronti (-2,2%). E ancora: il 30% dedicherà ancora più tempo alla preparazione del cibo e il 33% sperimenterà di più. Un’ugual percentuale lo farà per “mangiare cibi salutari”, ma c’è anche un 16% che lo ritiene un modo per mettersi al riparo da possibili occasioni di contagio. La preparazione domestica dei cibi è probabilmente anche la nuova strategia degli italiani per non rinunciare alla qualità e contemporaneamente alleggerire il proprio budget familiare. Ecco perché sono cresciute le vendite di prodotti alimentari che fungono da ingredienti da usare in cucina purché a lunga durabilità.

In merito alla filiera poi per un italiano su 2 l’italianità e la provenienza dal proprio territorio acquistano ancora più importanza di quanta ne avessero in periodo precovid dove già godevano di ampia popolarità.  E sempre per questioni di sicurezza nell’estate appena trascorsa vi è stata una rivincita del food confezionato che cresce a un ritmo più che doppio rispetto all’intero comparto alimentare se paragonato a un anno fa: +2,3% contro +0,5% (giugno-metà agosto 2020). Il packaging sembra in questo caso fare la differenza in tutti i comparti, lattiero-caseario incluso. Mentre guardando i carrelli sempre nell’estate riacquista forza il gourmet (+16,9%), l’etnico (+15,4%) e il vegan (+6,9%).

Fonte: Rapporto Coop 2020

Acquisti online… sì ma con un occhio al prezzo

Dopo il boom del lockdown non accenna a diminuire nemmeno la corsa all’efood. A fianco dell’ecommerce puro però gli italiani sembrano voler scegliere soluzioni miste; il click&collect ad esempio passa dal 7,2% delle vendite on line del 2019 al 15,6% nella fase successiva alla pandemia. E c’è anche chi (è il 42%) ritiene comunque importante il consiglio del negoziante/addetto al banco a riprova che la parola chiave sembra essere sempre più la multicanalità. A costituire un deterrente è il caro prezzo dell’online: +25% rispetto al carrello fisico (marzo-giugno 2020). Un divario di prezzo diminuito rispetto al 2019 quando si attestava su un +35%, ma comunque tale da far sì che la spesa digitale sia un’abitudine diffusa tra le famiglie con redditi medio-alti: la quota di acquirenti egrocery passa dal 39% dei ceti popolari al 53% della upper class.

Fonte: Rapporto Coop 2020