Tipico e fico!

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“Non c’è un luogo in Italia che non abbia il suo formaggio tipico”. Questo l’incipit con cui FICO Eataly World ha dedicato il mese di marzo ai casari e ai (migliori?) formaggi italiani. Ma cosa sono i formaggi tipici e da cosa sono caratterizzati? Nella maggior parte dei casi, la tipicità di un formaggio è un concetto astratto. Tanto tra i produttori quanto tra i consumatori. I primi spesso non hanno chiaro come l’accezione di tipicità possa essere tradotta in strategie di comunicazione del valore del formaggio. I secondi tendono ad associarla ai più diversi attributi: qualità, genuinità, tradizione e, soprattutto, luogo d’origine. A onor del vero la tipicità non è necessariamente riconducibile al luogo, come afferma l’incipit. I formaggi si possono fare male o bene ovunque. Peraltro, la tipicità dovrebbe intendersi anche come ciò che “… corrisponde al tipo, che può assumersi come tipo” (Treccani). Nel caso dei formaggi, l’estrema eterogeneità delle produzioni tipiche a volte limita addirittura la possibilità di individuare il tipo di formaggio a cui riferirsi come indicatore di tipicità.

La sola collocazione produttiva non è quindi necessariamente l’indicatore o la premessa della tipicità del formaggio. Tutto ciò che il luogo veicola al formaggio rendendolo tipico deve invece trovare un’oggettiva corrispondenza in attributi unici, identificabili e riproducibili nel tempo. La differenziazione del formaggio tipico coinvolge quindi sia le caratteristiche distintive del prodotto che la necessità di farle percepire al consumatore. Al riguardo, gli elementi di debolezza delle filiere dei formaggi tipici sono evidenti. Alla base, una scarsa capacità di rapportarsi al mercato e di comprendere le modalità di percezione e fruizione della tipicità da parte del consumatore. Quest’ultimo aspetto conta invece moltissimo ai fini della valorizzazione di un formaggio. Non a caso la tipicità rimane un’opportunità potenziale di differenziazione del formaggio finché non viene realizzata con tecniche di comunicazione che il consumatore riesce a (o pensa di) capire e traduce in valore tipico. In questa prospettiva, la tipicità può essere declinata anche facendo credere che solo un formaggio che può essere narrato è tipico. Una strategia tanto più efficace quanto più indirizzata a consumatori culturalmente lontani dall’arte casearia e fisicamente distanti dal luogo in cui si realizza. Ecco perché oggi funziona la narrazione (a volte anche l’affabulazione) che intrattiene, ma che alla fine convince e in ultima analisi determina la percezione di tipicità del formaggio. FICO Eataly World l’ha capito bene. D’ora in poi, se il formaggio è tipico è sicuramente anche fico…