(per)Clorati: quali rischi?

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Qualche mese fa la FIL/IDF ha pubblicato una nota informativa (Fact sheet 28/2023) riguardante la prevenzione della contaminazione da clorati nella filiera lattiero-casearia. Clorato e perclorato sono contaminanti ambientali e alimentari fonte di preoccupazione per la salute pubblica. Entrambi sono interferenti endocrini con azione goitrogena, dieci volte più forte nel caso del perclorato.

Come rileva il documento FIL/IDF, il problema è di estrema attualità per la filiera latte, nella quale la contaminazione da perclorati è solitamente collegata all’uso di terreni, fertilizzanti e acque contaminati, quindi all’alimentazione e all’acqua fornita alle vacche. Quella da clorato è invece ascrivibile alle pratiche di sanificazione con prodotti a base di cloro applicate a livello di produzione primaria e trasformazione del latte.

Tuttavia, a fronte di una tossicità accertata, la mancanza di un ampio numero di rilevamenti sul livello di contaminazione di latte e derivati lascia ampi margini di incertezza sulla reale portata del problema. E, parallelamente, sull’individuazione di idonei livelli massimi di contaminazione di specifici prodotti lattiero-caseari. Peraltro, l’EFSA ha affrontato il problema (per)clorati solo dopo il 2013, ravvisando proprio la necessità di avere un maggior numero di dati con particolare riferimento ai livelli di contaminazione di formule per lattanti.

Un fatto comunque pare certo: la rilevanza dell’esposizione a queste sostanze per donne in gravidanza, neonati e bambini. Anche perché alcuni studi dimostrano come la contaminazione da perclorati nel latte di donna sia notevolmente superiore a quella del latte vaccino. Non solo, i processi di preparazione degli alimenti in polvere per la prima infanzia determinano un’inevitabile concentrazione di questi contaminanti. Di fatto sia l’allattamento al seno che l’utilizzo di formule per l’infanzia rappresentano un potenziale elemento di criticità rispetto alla problematica (per)clorati. Tanto che secondo l’OMS latte e derivati contribuirebbero a circa la metà dell’apporto di perclorato nella dieta dei bambini fino a due anni d’età.

Nel caso dei clorati, l’oggettiva valutazione del rischio non può però prescindere anche dal fatto che l’utilizzo di detergenti e disinfettanti a base di cloro è diffuso e garantisce sicurezza igienica. Infatti, sempre secondo l’OMS, i rischi connessi all’assunzione di alimenti contaminati da clorati desterebbero meno preoccupazione rispetto a quelli potenzialmente determinati da tossinfezioni alimentari dovute a mancata disinfezione.

Dunque, se il problema (per)clorati esiste, la sua risoluzione non può che passare per un approccio di filiera, dal campo alla struttura di lavorazione e trasformazione del latte.