Africa Milk Project, tra le migliori best practice di Expo 2015

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AMP winner (2)Erano 800 i progetti in gara e “Africa Milk Project: ama la tua terra, combatti la povertà, bevi il tuo latte” (a cui hanno collaborato CEFA il seme della solidarietà, Granarolo, il ministero degli Affari Esteri e l’associazione tanzaniana di allevatori Njombe Livestock Association), si è classificata prima nella sua categoria: “Sviluppo sostenibile nelle piccole comunità rurali in aree marginali”. Africa Milk Project sarà dunque uno dei 5 progetti che verranno presentati come Best Practice sulla sicurezza alimentare a livello mondiale all’interno del Padiglione Zero, lo spazio sviluppato in collaborazione con le Nazioni Unite che avrà il compito di introdurre i 20 milioni di visitatori attesi al tema dell’esposizione universale di Milano. Il progetto sarà presentato attraverso un film, che Expo realizzerà, e sarà proiettato per sei mesi nel Padiglione Zero: racconterà la storia degli “eroi” di questo piccolo miracolo. «Sarà importante raccontare di Expo la straordinarietà di questo progetto. Una latteria sociale che è “modello di sviluppo inclusivo” perché ridistribuisce reddito a più membri di una comunità: gli 800 allevatori conferenti e i lavoratori della latteria-caseificio e le loro famiglie – ha spiegato Paolo Chesani, direttore di Cefa Onlus. – La razionalità economica avrebbe consigliato di ritirare il latte da un’unica grande stalla con qualche centinaia di capi di bestiame, ma abbiamo scelto, invece, di coinvolgere 800 piccole imprese familiari contadine (che coinvolgono oltre 5000 persone) con 2-3 vacche ciascuna. È stata una bella sfida, ma siamo convinti che non esiste vero sviluppo, in un Paese come la Tanzania, se i benefici della crescita non vengono ridistribuiti nel modo più ampio possibile. Grazie a questo circolo virtuoso, la latteria oggi è passata da progetto finanziato a una società i cui azionisti sono anche i partner-beneficiari» conclude Chesani. «Abbiamo sostenuto un progetto che replica il modello cooperativo sul quale Granarolo stessa si fonda, in una delle zone più povere della Tanzania. Lo abbiamo sostenuto nel tempo con la tenacia di chi vuole arrivare a farlo decollare – spiega Gianpiero Calzolari, presidente di Granarolo, l’azienda che dal 2004 crede e sostiene attivamente questo progetto. –Siamo convinti che si potrà esportare questo modello per dare concrete opportunità lavorative ad altri allevatori e casari e una produzione di latte pastorizzato e quindi sicuro a tanti bambini nel mondo».

Il progetto in breve
La Njombe Milk Factory riceve ogni giorno 3200 litri di latte da 800 allevatori della zona che possiedono per lo più 2 o 3 vacche da latte. Una volta consegnato “a mano” o raccolto con un furgone, il latte è pastorizzato. Una volta la settimana e a prezzo contenuto, una certa quantità è distribuita in 58 scuole del distretto di Njombe (sud della Tanzania), raggiungendo un bacino di utenza che oggi è di 28mila scolari. In parte il latte è venduto, e, in piccola quantità, donato a ospedali e orfanotrofi nei dintorni. Il rimanente è trasformato in yogurt e formaggi quali caciotta, provolone e mozzarella.