Distanziamento sociale e smartworking fanno impennare la spesa dairy

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Secondo il panel Ismea-Nielsen, dopo l’andamento stagnante del 2019 (+0,4%), il primo semestre di quest’anno ha fatto registrare un incremento in valore degli acquisti di cibi e bevande del 9,2% su base annua, un record negli ultimi 10 anni. Questo sia per la chiusura del canale horeca nei mesi clou dell’emergenza sanitaria sia per le restrizioni degli spostamenti fino al mese di giugno e sia per lo smart working.

A un rialzo del 18% degli acquisti registrato a marzo ne sono seguiti di similari anche ad aprile e maggio (rispettivamente +11% e +14%). A giugno, con il graduale ritorno alla normalità, il trend si è indebolito attestandosi comunque a +7%: nel secondo trimestre l’incremento di spesa medio si è attestato all’11%, dopo il +7% del primo trimestre.

Come si è comportato il comparto dairy

Nel primo semestre 2020 le vendite lattiero-casearie hanno spuntato un aumento consistente dell’11,5% rispetto a quelle del 2019. Segno più dunque per tutte le referenze, seppur di diversa entità, tanto per il segmento degli sfusi quanto dei confezionati. Lo share nel primo semestre dei formaggi confezionati è del 57% a valore.

Per i formaggi la spesa è cresciuta del 12,5%, alla quale il prodotto confezionato ha contribuito con un +18,4%, contro il +5,5% dello sfuso. In termini di fatturato i formaggi duri (18% della spesa comparto lattiero caseari) predominano, con vendite aumentate del 10,6% nel primo semestre. A fare l’exploit sono tuttavia i formaggi freschi (+17,7%). Bene anche i formaggi industriali (+12,6%) seguiti a debita distanza da quelli molli (+9,3%) e semiduri (+8,3%).

Si alza anche la spesa per il latte nel primo semestre (+7,9%) grazie alla referenza UHT (+13%). Nessun rimbalzo invece per il latte fresco, che perde l’1,3% su base annua, dopo il -2,5% registrato nel 2019 sul 2018. Il comparto dello yogurt avanza del 7,4%, dopo il timido +0,2% del 2019.

I canali distributivi

Il canale prevalente resta quello dei supermercati con uno share del 43% e un trend positivo del 11,6%; di pari entità la crescita della spesa nei discount (+11,7%) con uno share del 15%. Il quadro si è mostrato in questo arco temporale molto mutevole: nel mese di marzo dopo un iniziale orientamento quasi esclusivo verso la GDO si è registrato infatti un passaggio ai negozi di vicinato (anche frutterie e macellerie). Il trend del canale di vendita “negozi tradizionali” pur rappresentando solo l’8% dello share, ha registrato un incredibile incremento (+30,7%) ascrivibile anche alla sospensione temporanea delle attività del commercio ambulante (mercati rionali -15,6% nel semestre). Particolarmente penalizzati sono risultati, soprattutto nella fase iniziale, gli ipermercati, spesso localizzati all’interno dei centri commerciali dove la chiusura di tutti gli altri negozi ha disincentivato ulteriormente i consumatori a recarvisi (-1,3% le vendite complessive a fine semestre).