I valori normali per le cellule somatiche
Innanzitutto bisogna distinguere quale campione è utilizzato per il conteggio delle cellule somatiche. Possiamo, infatti, avere il latte di massa o il latte individuale. Nel primo caso, latte di massa, non è possibile dare dei valori “normali” poiché il numero di cellule nel latte di massa dipende dalla sanità della mandria, ma anche dal numero di soggetti e dal livello produttivo. Le soglie che vengono utilizzate sono valori che dovrebbero garantire una ridotta presenza di rischi sanitari e ottimali caratteristiche tecnologiche. Va tuttavia sottolineato che i valori limite indicati sono il risultato di compromessi a vari livelli, come dimostra la forte differenza nel valore massimo accettato in Europa e, da poco, in Canada (400.000 cellule/ml) rispetto agli USA (750.000 cellule/ml). Molto più definiti i valori che riguardano il latte di quarto e, di conseguenza, delle vacche. Vi è, infatti, un consenso internazionale che indica come il latte di quarto viene definito normale quando il contenuto cellulare è <100.000 cellule/ml. Di conseguenza la secrezione della mammella è normale quando tutti e quattro i quarti hanno un latte con <100.000 cellule/ml. Quando un quarto è in queste condizioni, si può dimostrare che età, giorni di lattazione e anche il famigerato stress da caldo non sono in grado di modificare significativamente il contenuto cellulare del latte del quarto stesso, quando l’animale è sano. Le variazioni che si possono osservare sono, infatti, fortemente condizionate dalla presenza di un’infezione mammaria. Nei grafici in figura 2 e 3, riportiamo i dati di oltre 160.000 analisi su latte di quarto effettuate nei nostri laboratori (Zecconi & Piccinini, 2009, Zecconi et al. 2009). I grafici esemplificano come i quarti sani siano sempre ampiamente sotto le 50.000 cellule/ml, indipendentemente dall’età dell’animale e dalla stagione dell’anno. Al contrario, quarti infetti in particolare da batteri contagiosi (Str. agalactiae e S. aureus) e ambientali mostrano un aumento del contenuto cellulare soprattutto, ma non esclusivamente, nei mesi estivi.
Come ridurre le cellule somatiche del latte
Anche se molti sono scettici, raggiungere un livello inferiore a 200.000 cellule/ml stabilmente è un traguardo sicuramente raggiungibile dagli allevatori. Se questo non avviene non è per mancanza di strumenti operativi o di risorse, ma per una ridotta consapevolezza di raggiungere tale risultato. Per ottenerlo è importante che:
- vi sia un ambiente che favorisca tale miglioramento attraverso a livello di filiera e che siano messi in atto tutti gli strumenti educativi e informativi idonei allo scopo;
- i consulenti zootecnici e veterinari siano i primi a essere convinti di tale necessità e che mettano a disposizione dell’allevatore le corrette informazioni al riguardo;
- le diverse figure professionali coinvolte parlino lo stesso linguaggio, ovvero concordino sulle cose da fare, e abbiano obiettivi comuni, condivisi con l’allevatore e con gli altri attori della filiera;
- vi siano a disposizione materiali e informazioni sull’argomento facilmente reperibili e di altrettanto facile comprensione;
- vi sia la volontà e la costanza nel raggiungere il risultato che, come tante volte accade, non è il frutto di un singolo intervento “miracoloso”, ma il frutto di un buon lavoro applicato nel tempo.
Come già sottolineato nel precedente articolo sulla gestione sanitaria della mammella in questa rivista, la qualità del latte è il frutto di un lavoro di squadra che deve avere obiettivi chiari, procedure semplici ed efficienti e, soprattutto, tenga conto del valore della filiera. Senza tale consapevolezza e senza un’azione corale, mantenere e garantire alla filiera latte italiana quelle eccellenze che la caratterizzano sarà sempre più difficile, e ancor di più, sarà possibile sostenere la competizione con zootecnie e filiere meglio organizzate della nostra.
Bibliografia
Santos M.V., Ma Y. Barbano D.M. Effect of somatic cell count on pasteurized fluid milk quality. 2002 National Mastitis Council Regional Meeting. 27-30.
Sarikaya H., Schlamberger G., and Bruckmaier R.M. (2005). Leukocyte populations and cytokine mRNA expression in quarter milk fractions of dairy cows at different SCC levels. J. Anim. Sci. 83:297-298.
Schaellibaum M. Impact of SCC on the Quality of Fluid Milk and Cheese National Mastitis Council 40th Annual Meeting Proceedings February 11-14, 2001 Reno, Nevada. 38-46
Summer A. (2012) Qualità del latte ed impatto sulla caseificazione. Atti X Congresso Mastitis Council Italia, Reggio Emilia, 8-10 marzo 2012 (consultabili su mastitalia)
Zecconi A. (2010). Il caldo in stalla causa danni solo se mal gestito. Informatore Agrario 45(11):63-67.
Zecconi A. and Piccinini R. (2009). Lotta efficace alla mastite se i batteri sono noti. L’Informatore Agrario (Supplemento Stalle da latte) 44(38):1-5.
Zecconi A., Mazzilli M., and Piccinini R. (2009). Epidemiological pattern of intramammary infection during a mastitis control program. page 87 in Proc. 1st European Buiatric Forum, Marseille.
Zecconi A., Di Pietro M., Fantini A., and Sangiorgi F. (2010). Mastite bovina. Manuale pratico per un efficace controllo in stalla. Ed. L’Informatore Agrario, Verona.
Alfonso Zecconi – Università degli Studi di Milano – DIVET Laboratorio Sicurezza Alimentare