Informare meglio su latte e derivati

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Per quanto il mercato tutto sommato tenga, uno dei temi fondamentali per il futuro del mondo lattiero-caseario è trasmettere una comunicazione positiva. Combattere la “cattiva informazione” è per esempio tra gli obiettivi dell’Associazione Regionale Allevatori del Piemonte (ARAP) che ai primi di ottobre ha promosso, in collaborazione con AIA (l’Associazione Italiana Allevatori) il Meeting nazionale dei Laboratori Analisi del Sistema Allevatori. Come nell’occasione ha dichiarato il direttore ARAP, Tiziano Valperga: “gli asset sui quali puntiamo sono prevenzione, benessere animale, rispetto dell’ambiente, contenimento e ottimizzazione dei costi di produzione, miglioramento della qualità e garanzia di sicurezza delle produzioni: questi elementi sono alla base dell’attività di controllo e sostegno agli allevatori che si sostanzia nell’attuazione del miglioramento genetico e dell’assistenza tecnica specialistica. Le realtà che seguiamo sono costituite prevalentemente da piccole e medie imprese zootecniche che già operano in equilibrio con il territorio dalla pianura alla collina all’alta montagna. I dati che raccogliamo con i nostri tecnici e attraverso le analisi di laboratorio contribuiscono a rafforzare la sostenibilità dell’attività zootecnica sul nostro territorio”. In Piemonte la zootecnia rappresenta uno dei settori di maggiore rilevanza (dal punto di vista economico commerciale): in particolare per la filiera bovina e suina da cui si ottengono molti prodotti DOP e IGP. Per i bovini, il 40% dei capi allevati è di razza Piemontese, perlopiù destinata alla produzione di carne; rilevante anche il ruolo della Frisona razza specializzata da latte. Circa il 10% del latte italiano è di provenienza piemontese. Nella regione l’ARAP analizza un milione di campioni di latte all’anno e vengono monitorate 120mila vacche da latte che rappresentano l’80% del patrimonio zootecnico regionale.

L’incontro – che ha visto la partecipazione di ricercatori dell’Università di Torino, del Cnr, dell’Università di Milano, ma anche di centri di ricerca internazionali come la Cornell University, oltre agli esperti di Ara Piemonte – ha voluto essere un momento di confronto, aggiornamento e discussione sulle buone pratiche applicate dai laboratori di analisi italiani a supporto delle filiere del latte e della carne, oltre che di stimolo per una sempre maggiore presa di coscienza da parte degli allevatori sull’importanza di monitorare la produzione non solo delle materie prime, ma partendo anche dal benessere animale.

La valenza nutrizionale

Ultimamente si assiste a una crociata contro il latte. Eppure ci sono nutrizionisti che lo hanno rivalutato, alcun grassi contenuti nel latte sono protettivi, antitumorali e hanno una importanza da un punto di vista nutrizionale positivo. Laura Cavallarin, di ISPA CNR di Grugliasco ha sottolineato in particolare che “negli ultimi 10 anni si è assistito a una completa revisione delle conoscenze e delle convinzioni sul latte vaccino sulla base di ricerche scientifiche: oggi possiamo affermare che il latte non solo non fa male, ma che alcuni tipi possono fare bene. Non tutti i latti sono in ogni caso uguali e l’alimentazione dell’animale incide in modo fondamentale. Infine, sono in corso lavori di ricerca sulle proprietà di alcuni latti di nicchia come quello di asina, che offre prospettive molte interessanti in particolare per l’alimentazione dei neonati”.