L’Africa e il latte

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Sito con pitture pastorali, situato nell’area dello Wadi Imha, nel massiccio del Tadrart Acacus (Libia sudoccidentale). Foto: Roberto Ceccacci. Cortesia: Archivio Missione Archeologica nel Sahara, Sapienza Università di Roma

Quando nel Sahara cresceva l’erba…

Non è il titolo di una favola, ma una realtà da conoscere e sulla quale riflettere. La ricerca congiunta di scienziati italiani, inglesi e americani tra cui Biagetti e Di Lernia della Sapienza Università di Roma (acacus), Bruni di Milano, Cramp, Dunne, Salque ed Evershed di Bristol e Ryan di Filadelfia, ha dimostrato l’esistenza di sostanza organica sui frammenti di vasellame provenienti dallo scavo del villaggio neolitico di Takarkory in Libia, risalenti a 7000 anni fa. Le analisi chimiche e isotopiche eseguite hanno evidenziato la presenza di residui di grassi certamente provenienti da lavorazioni del latte di vacca. L’evidenza diretta e incontrovertibile offre uno spaccato della vita quotidiana di quel tempo e dimostra che il latte era prodotto e trasformato in quelle aree. La diffusione della pastorizia nel Sahara è comprovata da resti di accampamenti, monumenti funerari, incisioni di arte rupestre e pitture parietali. La scoperta ha avuto notevole risalto nella comunità scientifica mondiale e la rivista Nature del 21 giugno scorso le ha dedicato la copertina.

 

Latte di cammella, salute e denaro!

In Tunisia, Etiopia ed in Somalia sono molti i consumatori che “vanno matti” per il latte di cammella. I pastori, ma soprattutto le donne, fanno lunghi viaggi per venderlo a Gibuti, dove i prezzi sono alti. A N’Djamena, in Ciad, nuove latterie stanno sorgendo numerose. Si parla di questo latte come di un potente toccasana contro parecchie malattie e, nei Paesi del Golfo, si crede abbia poteri afrodisiaci. Tendenzialmente più saporito del latte di vacca, ha un valore nutritivo elevato, idoneo ad aiutare i piccoli di cammello a vivere nelle zone più difficoltose del pianeta, i deserti e le steppe. Questo probabilmente spiega anche perché sia tre volte più ricco di vitamina C di quello di vacca, e anche ricco di ferro, acidi grassi non saturi e vitamine del gruppo B. La keniana Camel Dairy Milk Ltd ha promosso una ricerca presso l’Istituto di Ricerca Medica del Kenya (KEMRI) per verificarne la presunta proprietà di ridurre il rischio di diabete e di malattie alle coronarie. «Il potenziale di sviluppo è enorme» dice Anthony Bennett, esperto FAO di prodotti caseari e animali, aggiungendo: «Il latte di cammella è denaro contante».

 

Vincenzo Bozzetti