Una dieta “bestiale”

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Chi fosse convinto che è possibile fare totalmente a meno degli alimenti di origine animale, dovrebbe leggere (attentamente) il report FAO “Contribution of terrestrial animal source food to healthy diets for improved nutrition and health outcomes – An evidence and policy overview on the state of knowledge and gaps”. Lo consiglierei a chi ha confinato in un campo di battaglia ideologico la discussione sul ruolo degli alimenti di origine animale nella dieta umana.

E, soprattutto, a chi crede nell’equivalenza nutrizionale tra alimenti vegetali e animali. La sola paleoantropologia spiegherebbe che non è (stato) così. Magari studiando quali cambiamenti anatomici, fisiologici e intellettivi nel genere Homo sono stati il risultato anche del consumo di alimenti di origine animale: aumento di statura, massa corporea, dimensioni del cervello e longevità.

Anche oggi il loro fondamentale ruolo in una sana e corretta alimentazione non può essere disconosciuto. Oltre 500 documenti scientifici considerati nel report FAO appena pubblicato, sottolineano il contributo di carne, uova e latte alla sicurezza alimentare e rimarcano il loro positivo effetto su nutrizione e salute di molta parte della popolazione mondiale. La maggior parte di queste evidenze proviene da studi che riguardano il consumo di latte e derivati, in tutte le fasi della vita. In particolare, l’assunzione di latte e derivati durante la gravidanza incrementa il peso del neonato, nei bambini e adolescenti aumenta la statura riducendo il rischio di sovrappeso e obesità. Negli adulti, infine, diminuisce il rischio di mortalità in generale.

In sintesi, il documento rileva come questi alimenti contribuiscano, in alcuni casi in modo “vitale”, al raggiungimento degli obiettivi nutrizionali globali 2025 definiti dall’OMS, in linea con i Sustainable Development Goals in Agenda ONU 2030. Tra questi, soprattutto il basso peso alla nascita, e l’iponutrizione e malnutrizione per deficit (o eccesso) di nutrienti nei bambini sotto i cinque anni. Per questi obiettivi, i prodotti animali rappresentano fonti cruciali di nutrienti che non possono essere (facilmente) ottenuti da alimenti di origine vegetale. Anche se esiste la necessità di ridurre la loro assunzione in alcuni contesti e di aumentarla in altri. Di certo, gli alimenti di origine vegetale non sono la soluzione a tutto e per tutti.

Intanto, la narrazione sugli effetti nefasti delle filiere zootecniche e dei prodotti animali non perde colpo. Eppure, secondo la FAO, a livello globale il sostentamento di più di un miliardo di persone dipende dalla catena di valore dell’allevamento zootecnico. Nondimeno, se un’efficace risposta a malnutrizione e denutrizione risiede anche nel consumo di prodotti animali, la zootecnia è chiamata ad affrontare grandi sfide per arrivare a sistemi agroalimentari più integrati ed efficienti nell’utilizzo delle risorse, poco impattanti in termini di gas climalteranti, attenti alla sicurezza alimentare e al benessere animale, nonché alla loro sostenibilità economica e sociale.