Stop alle quote latte: e adesso?

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Che cosa cambierà?

Il mercato del latte e dei prodotti da esso derivati inevitabilmente muterà. Con la fine del sistema delle quote latte la filiera europea verrà catapultata in un confronto con i mercati senza avere più ammortizzatori o barriere protettive. Saranno avvantaggiati quei Paesi europei con strutture organizzative moderne ed estensive, con carichi fiscali e costi minori e con una burocrazia più leggera. L’Italia potrebbe essere quindi
in difficoltà. I formaggi Dop che coinvolgono la metà del latte nazionale, potrebbero essere i prodotti su cui puntare specialmente nei nuovi mercati e verso consumatori più evoluti. La programmazione produttiva a opera dei consorzi di tutela di questi formaggi, prevista dal Pacchetto latte, si rivelerà probabilmente indispensabile nell’imminente superamento delle quote latte, per sviluppare le produzioni in funzione della domanda, mantenendo stabili le quotazioni all’origine e i prezzi al consumo. Secondo gli analisti, nel dopo quote latte, il prezzo del latte alla stalla subirà nell’Unione Europea una riduzione che potrebbe toccare anche i 10 punti percentuale, a fronte di un aumento della produzione lattiera comunitaria, stimata attorno al 2-3% della produzione attuale. A risentire maggiormente della concorrenza di Paesi europei, dove il latte costa decisamente meno che in Italia, saranno le produzioni non protette da alcuna etichetta di origine, primo fra tutti uno dei formaggi più consumati nel nostro Paese: la mozzarella, che secondo stime Coldiretti utilizza solo un quarto del latte nazionale.

Il commissario Ue all’agricoltura Dacian Ciolos, durante una visita a un allevamento in Belgio (Credit © European Union, 2013)

Ma veniamo all’impatto della rimozione delle quote a livello aziendale. Le aziende da latte soggette attualmente a quota potrebbero avere difficoltà ad adeguare le loro dimensioni all’evoluzione del nuovo mercato. Il risultato sarà che molte aziende, pur realizzando profitti positivi, si trovano in una condizione di relativa inefficienza. La rimozione delle quote le costringerebbe ad accrescere significativamente la loro dimensione per adeguarsi ad un regime di mercato libero. Il trend di uscita dal settore è destinato quindi ad aumentare. Il dopo quote latte sarà tra due anni. Intanto torna il pericolo multe, con la produzione nazionale che rischia di superare il fatidico tetto dei 10 milioni e 883mila tonnellate assegnato dall’Unione Europea all’Italia, oltre il quale scatta il cosiddetto splafonamento e le sanzioni conseguenti. A metà campagna si registra un incremento di circa il 2% rispetto a quella precedente, con un esubero di 150 mila tonnellate, che si tradurrebbe in un prelievo nazionale pari a 40 milioni di euro. Nell’inchiesta di questo mese abbiamo chiesto a Tommaso Mario Abrate, Giorgio Apostoli e Roberto Brazzale di rispondere alle seguenti domande:

  • Quali sarebbero secondo lei gli effetti della fine del regime delle quote latte con il primo aprile 2015, nell’Unione Europea?
  • Rispetto allo scenario attuale in termini di consegne di latte, prezzo latte alla stalla, come pensa si evolverà la situazione in Italia?
  • In teoria le nuove regole sono orientate a rafforzare l’offerta dei produttori latte, cosa pensa che succederà in pratica?
  • Potrebbe delineare le prospettive futuribili in merito all’import e all’export di latte e suoi derivati, nel dopo quote latte?
  • Ecco le loro risposte.