Logistica e trasporti

Raccolta latte tra l’attuale e il divenire

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Le stagionalità incrociate di domanda e offerta

Questa è forse la variabile strutturale più critica da gestire nella gestione dell’approvvigionamento perché vi è il concreto pericolo di rotture di stock soprattutto nella produzione di tipologie a breve e brevissima conservazione. La tipica stagionalità di produzione del latte di stalla è spesso assai influenzata dalle contingenti condizioni climatiche che ne possono amplificare l’entità o spostarne la temporalità. Anche i consumi sono stagionalizzati in relazione sia alle variazioni climatiche sia alle abitudini sociali (in estate si svuotano le città e si affollano le località turistiche). La gestione della logistica di ingresso del latte è dunque subalterna alla capacità di previsione sia della disponibilità di materia prima e di consumo dei prodotti finiti, sia della reattività con cui si riesce a intervenire per fronteggiare le contingenze.

Figura 1. La struttura dell’industria lattiero-casearia italiana

I sistemi logistici concorrenti

La movimentazione della materia prima latte, in tutte le sue accezioni, è sistema complesso e che si può ascrivere a tre flussi fondamentali tutti concorrenti all’approvvigionamento.

  • La raccolta diretta: questo flusso di latte presuppone un rapporto diretto e continuativo tra l’allevatore e l’acquirente, che sia industria di trasformazione o struttura di centralizzazione e commercializzazione. Proprio questo rapporto commerciale stabile allevatore-utilizzatore richiede la valutazione dei volumi da contrattare il che non è proprio banale perché impattata sia dalla curva di stagionalità della produzione lattifera che dalla dinamica del consumo. Nella maggior parte dei casi, l’utilizzatore sceglie di contrattare un volume di latte tale da non doversi mai trovare in una situazione di eccedenza di raccolta poiché questa situazione, che comporta la rimessa in circuito delle eccedenze, coincide col momento di minore valorizzazione del latte sul mercato spot. Se questo è vero, ne deriva che necessariamente l’utilizzatore deve attingere al mercato spot quando il fabbisogno supera la disponibilità dei volumi contrattati attivando così il flusso che, di seguito, definiamo “secondario”.
  • La raccolta “secondaria”: questo flusso di materia prima latte può avere sia natura stabile, vale a dire volumi definiti e costanti per la durata della campagna, sia natura spot. È da considerare come il polmone che consente all’utilizzatore di sopperire a temporanee carenze di materie prime. È più evidente che, da un punto di vista strettamente logistico, è un flusso difficilmente stimabile, almeno a volume, nel medio periodo ma, più spesso si definisce davvero nel breve o brevissimo tempo.
  • La logistica “interna”: più proprio dei grandi gruppi industriali con più stabilimenti produttivi, questo movimento logistico attiene all’esigenza di spostare intra-gruppo partite eccedentarie o colmare picchi di domanda produttiva nel brevissimo tempo. La gestione dei flussi intra-gruppo è materia di azione quotidiana dove prima della continua tensione al controllo dei costi, diviene necessario evitare stock out di materia prima con conseguente blocco produttivo.

Conclusioni

Come emerge da tutto quanto sopra descritto, la gestione logistica della materia prima è più complessa di quello che all’occhio profano possa sembrare. Nella definizione del modello operativo ideale concorrono fattori che impattano sia il medio-lungo periodo sia il breve-brevissimo e la cui gestione nel suo insieme richiede una specifica professionalità. L’ottimizzazione della gestione, poi, è veramente fatto proprio e unico di ogni singolo utilizzatore vista la natura e varietà di tutte le variabili da considerare. Ma sarebbe un errore non avere una strategia di fondo chiaramente definita e in ordine alla quale si compongono le azioni nel quotidiano. La modifica della PAC a partire dal 2015 pone interrogativi di scenario che impatteranno profondamente non solo sulla competitività dei singoli operatori ma sulla tenuta di tutto il sistema. Con lo smantellamento delle quote, infatti è probabile che in Italia i fenomeni di concentrazione della struttura sia produttiva sia di trasformazione del latte verranno amplificati. Così come sarà amplificata la concorrenzialità del latte e dei prodotti finiti di provenienza estera. La domanda sarà, dunque, dove e quanto latte si produrrà in Italia? E dove si concentreranno le industrie di trasformazione? Per fare quali prodotti? Affrontare oggi questi temi è doveroso per il futuro del sistema lattiero-caseario nazionale.

 

Gaetano Piermarocchi